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Ricerca al Nazionale, terrorismo e trattati internazionali a Stati

La sala del Consiglio degli Stati, con i pannelli divisori in plexiglas per evitare la propagazione del coronavirus. KEYSTONE/PETER SCHNEIDER sda-ats

(Keystone-ATS) Riprendono stamattina i lavori al Consiglio nazionale (08.00-13.00) che tratterà una serie di interventi parlamentari volti a prolungare le indennità per lavoro ridotto e le indennità per perdita di guadagno per i lavoratori indipendenti penalizzati dal coronavirus.

Tra i grossi dossier inseriti nell’agenda della Camera del popolo figura anche la legge per la promozione dell’educazione, della ricerca e dell’innovazione per gli anni 2021-2024.

La commissione preparatoria ha stabilito, nell’esame di questo dossier, di dotare questo settore nei prossimi quattro anni di 28,1 miliardi di franchi, ossia aumento di 58,4 milioni rispetto all’importo deciso lo scorso giugno dal Consiglio degli Stati.

Inizialmente il Consiglio federale proponeva 27,8994 miliardi. Poi il Consiglio degli Stati aveva aumentato di circa 188 milioni la somma proposta dal governo.

Nessun dibattito oggi al Consiglio degli Stati (08-15-13.00) su argomenti attinenti alla pandemia di coronavirus. Il menù dei “senatori” prevede invece l’esame, a livello di divergenze, della legge sulle misure di polizia per contrastare il terrorismo, con misure preventive che verrebbero applicate anche agli adolescenti.

Il programma contempla anche l’accordo col Regno Unito e l’Irlanda del Nord riguardante il diritto dei rispettivi cittadini, intesa resasi necessaria dopo la Brexit, e il progetto governativo che vorrebbe iscrivere nella carta fondamentale il principio secondo cui i trattati internazionali a carattere costituzionale dovrebbero obbligatoriamente essere sottoposti a referendum.

La commissione preparatoria è favorevole al progetto del Consiglio federale. Secondo un’opinione diffusa, seppur controversa, esiste già oggi un diritto non scritto al referendum per trattati internazionali a carattere costituzionale. Tuttavia, secondo la commissione, esplicitare tale obbligatorietà permette di accrescere la certezza del diritto e la trasparenza, nonché di rafforzare la legittimazione democratica del diritto internazionale.

Una minoranza si è detta contraria al disegno di legge, sostenendo che vi è il rischio che per ogni trattato internazionale si generino lunghe discussioni per stabilire se debba sottostare al referendum obbligatorio oppure no.

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