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Rimpatri richiedenti asilo: molto più cari in Svizzera che nell’Ue

(Keystone-ATS) Tra gli 11’000 e i 14’000 franchi è il prezzo pagato dalla Svizzera per il rimpatrio con un volo speciale di un singolo richiedenti l’asilo verso la Nigeria: l’Unione europea ne spende invece 3000.

Un progetto di cooperazione tra la Svizzera e il sistema di rimpatri dei richiedenti l’asilo dell’Unione europea permetterebbe dallo scorso novembre di risparmiare diversi milioni. Tuttavia, questa possibilità non viene praticamente utilizzata.

Durante una fase di prova la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha analizzato una possibile partecipazione della Confederazione ai voli di Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea. Ne danno notizia oggi i due domenicali SonntagsZeitung e Le Matin Dimanche.

Un rapporto di valutazione della SEM dello scorso giugno, non ancora reso pubblico, ha fatto emergere la validità del progetto, il maggior numero di paesi raggiungibili e l’enorme differenza dei costi. Quest’ultima “si spiega attraverso la presa a carico di Frontex degli oneri di noleggio dell’aeromobile”, sostiene la portavoce della SEM Céline Kohlprath. Ogni Stato europeo versa del denaro all’Agenzia europea e parte di questi soldi vengono utilizzati per la locazione degli aerei. Anche la Svizzera, in quanto firmataria degli accordi di Schengen, partecipa a tale fondo comune: nel 2014 e nel 2015 vi ha destinato 4 milioni.

I risultati dell’analisi svolta dalla SEM sono stati talmente buoni che la Confederazione ha deciso lo scorso novembre di permettere ai Cantoni di partecipare a tutti i voli collettivi europei. “Una possibilità e non un obbligo”, ha spiegato il segretario generale della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali di giustizia e polizia (CDDGP) Roger Schneeberger, citato nei due articoli.

I cantoni romandi e quelli germanofoni più piccoli sono piuttosto favorevoli ai metodi di Frontex, sostiene l’esperta d’asilo per la Sezione svizzera di Amnesty International Denise Graf, citata dai due domenicali. “A mio avviso la questione dei costi è totalmente secondaria. La dignità umana e la proporzionalità nelle misure coercitive è chiaramente più rispettata sui voli Frontex rispetto a quelli speciali svizzeri”, ha precisato.

Toni Brunner, presidente uscente dell’UDC, riferisce di voler inoltrare un intervento parlamentare per la promozione dell’uso dei voli dell’Unione europea. Anche il presidente designato del PPD Gerhard Pfister si esprime a favore: “I voli Frontex devono essere utilizzati in modo sistematico. Se i Cantoni non intendono farlo in modo volontario devono essere obbligati dalla legge”.

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