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Riscaldamenti, più tempo a Cantoni per riduzione emissioni

In futuro, scene simili potrebbero diventare sempre più rare... KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) Dal 2026, invece che dal 2023 come deciso dagli Stati nel settembre scorso, in caso di sostituzione dell’impianto di riscaldamento i vecchi edifici potranno emettere al massimo 20 chilogrammi di CO2 all’anno per metro quadrato di superficie di riferimento energetica.

Lo ha deciso la Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio nazionale (CAPTE-N) affrontando la revisione totale della Legge sul CO2, dossier che dovrebbe essere affrontato dal plenum nel marzo prossimo, durante la sessione primaverile delle Camere federali.

La commissione ha deciso di allungare i tempi dopo aver sentito i rappresentanti dei Cantoni, si legge in una nota odierna dei servizi parlamentari. Questa soluzione tiene conto dei provvedimenti cantonali in corso o previsti per migliorare l’efficienza energetica degli immobili, in particolare del “Modello di prescrizioni energetiche dei Cantoni” (MoPEC), un insieme di prescrizioni energetiche per gli edifici elaborate congiuntamente dai Cantoni.

I Cantoni che avessero già inglobato nella loro legislazione tale modello (finora solo i due Basilea, Vaud, Friburgo, Lucerna, Obvaldo e Giura) dovrebbero godere di una regolamentazione transitoria, si legge nel comunicato odierno. Le prescrizioni sui riscaldamenti si applicherebbero dal 2026 – ossia tre anni in più di quanto deciso dagli Stati – se entro l’entrata in vigore della legge sul CO2 rivista essi avranno adottato il MoPEC.

Dal 2026, i riscaldamenti sostituiti negli edifici non potranno però emettere più di 20 chilogrammi di CO2 all’anno per metro quadrato. Dal 2028 tale limite sarà fissato a 15 chilogrammi.

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