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Rohani rieletto presidente, ‘l’Iran si apre al mondo’

Il presidente iraniano Hassan Rohani Keystone/EPA/STRINGER sda-ats

(Keystone-ATS) L’Iran ha scelto la politica dell’apertura e del dialogo. Una scelta importante, storica per molti. Perché la conferma del moderato riformatore Hassan Rohani è un segnale chiaro di dove il popolo iraniano vuole andare.

Come dire: basta con i nemici a tutti i costi, basta con l’isolamento, apriamoci al dialogo con il mondo. Ma a una condizione, ha ricordato Rohani nel suo primo intervento dopo l’elezione: “Che si sappia che l’Iran non accetterà l’umiliazione in nessuna circostanza”.

A vincere, in queste elezioni presidenziali che hanno visto Rohani incassare il 57% dei voti, è stato il popolo. Lo ha scritto Rohani su Twitter (“la grande nazione iraniana è la vera vincitrice”) e lo ha ricordato la Guida suprema, ayatollah Sayyed Ali Khamenei: “Il vincitore delle elezioni è il popolo iraniano”, ha detto, ringraziando i cittadini per la partecipazione “massiccia ed epica” alle elezioni. Tanto massiccia che ieri sera l’afflusso alle urne ha mandato in tilt i seggi, costringendo il ministero dell’Interno a rinviare per ben due volte la chiusura, portandola fino al limite di legge della mezzanotte. Nonostante ciò, migliaia di persone sono rimaste in fila senza poter più entrare a votare. Un segnale anche questo.

L’avversario diretto di Rohani, il conservatore Ebrahim Raisi, si è fermato al 38,5%. Con lui sono state bocciate le critiche all’accordo sul nucleare del 2015, punto di forza del governo negli ultimi due anni grazie alla fine delle sanzioni. I conservatori avevano basato la loro campagna sul fatto che quell’accordo non ha portato i benefici sperati, ma soprattutto sull’accusa a Rohani di aver concesso troppo all’Occidente. Le urne hanno dato loro torto.

L’impressione è che l’Iran stia cambiando, con una gran voglia di adeguarsi alle cose del mondo. Quel dialogo avviato in quattro anni da Rohani verso Occidente, soprattutto verso l’Europa, a cui l’Iran è legato da millenni, ora dovrà continuare. Non è un caso che tra le prime congratulazioni al rieletto presidente siano arrivate quelle dell’Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, e di molte cancellerie europee (“Bene Rohani, fiducia nell’amicizia tra i nostri popoli e nelle relazioni tra i nostri Paesi”, ha twittato il premier Paolo Gentiloni). Mentre il presidente Usa Donald Trump, in visita nella rivale Arabia Saudita, non si è congratulato affatto, anzi ha presentato la maxi vendita di armi all’alleato saudita come un rafforzamento di fronte alla “minaccia dell’Iran”, che esercita “un’influenza destabilizzante”.

Proprio al dialogo internazionale, d’altra parte, il presidente ha dedicato il suo primo messaggio tv dopo la rielezione. “L’Iran è disponibile a rafforzare e ad ampliare i legami internazionali in tutti i campi”, ha annunciato Rohani, rimarcando che la Repubblica islamica è ora “pronta a difendere gli interessi del Paese nell’interazione con il mondo”. Un argomento sul quale è tornato più volte nel corso del messaggio, sottolineando il suo impegno “ad ampliare la cooperazione” perché “il mondo capisce pienamente che l’Iran è ora in cammino con la comunità internazionale per promuovere la pace e l’amicizia”.

Malgrado la volontà di dialogo, tuttavia, gli ostacoli restano. Come la questione delle transazioni bancarie, tuttora bloccate: restano al palo numerosi accordi miliardari stipulati nell’ultimo anno, di cui molti con l’Italia. I prossimi quattro anni, ha promesso Rohani in campagna elettorale, serviranno a sciogliere anche questi nodi.

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