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Russia: le Pussy Rot restano in carcere fino a fine pena

(Keystone-ATS) Le Pussy Riot restano in carcere, dove sconteranno per intero la loro pena di due anni per la dissacratoria “preghiera punk” contro Putin inscenata l’anno scorso nella cattedrale di Mosca. Dopo Maria Alyokhina tre giorni fa a Perm, negli Urali, anche Nadezhda Tolokonnikova, la leader della band, oggi si è vista respingere la richiesta di scarcerazione. Entrambe le ragazze, infatti, hanno rifiutato di accondiscendere ai presupposti della condanna dichiarandosi colpevoli dei reati contestati (teppismo e istigazione all’odio religioso), cosa che sarebbe valsa loro una maggiore clemenza della giustizia russa.

Alla corte suprema della regione russa della Monrovia Nadia Tolokonnikova, 23 anni, studentessa di Filosofia, si era rivolta, dopo aver scontato quasi metà della condanna a due anni, per poter accudire alla figlioletta di cinque anni. “Farò appello contro la sentenza fino all’ultimo, dovessi arrivare alla Corte Suprema della Federazione russa”, ha dichiarato in aula la ragazza, presentatasi in aula vestita di nero con la scritta “No pasaran” sulla maglietta.

“Non ammetterò la colpevolezza e non mi dichiarerò colpevole. Ho dei principi che difendo”, ha urlato, riferendosi alla libertà di critica e di espressione, dalla gabbia in metallo nero dalla quale ha ascoltato la decisione dei giudici di Saransk, che dista quasi mille chilometri dalla prigione di Perm, sugli Urali, dov’è detenuta l’amica Maria.

In mancanza di un “ravvedimento”, le due performer ora hanno la prospettiva di restare in cella almeno fino al marzo del prossimo anno, mentre la terza componente del gruppo che partecipò alla clamorosa protesta “blasfema”, Iekaterina Samutsevich, è stata scarcerata lo scorso ottobre in appello.

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