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Russia: Magnitski; fine indagine, né violenze né torture

(Keystone-ATS) Nessuna violenza fisica o tortura: sono le conclusioni dell’inchiesta sulla controversa morte in cella nel 2009 di Serghiei Magnitski, l’avvocato anticorruzione del fondo di investimento Hermitage Capital, arrestato dopo aver denunciato una maxi truffa da parte di dirigenti statali russi.

Lo ha reso noto il comitato investigativo, sostenendo inoltre che anche l’arresto era giuridicamente fondato. Il caso Magnitski è oggetto di forti tensioni tra Mosca e Washington.

“L’inchiesta non ha accertato alcun fatto obiettivo che provasse la commissione di crimini verso Serghiei Magnitski”, ha spiegato in un comunicato il comitato investigativo, sostenendo che il decesso avvenne per cause naturali, in particolare per una insufficienza cardiaca acuta.

Su Magnitski, prosegue la nota, “non è stata fatta alcuna pressione, nessuna violenza fisica né torture”. La detenzione, inoltre, “è stata disposta nel rispetto della legge e con motivi sufficienti per farlo”.

Magnitski morì in carcere a 37 anni nel novembre 2009 dopo undici mesi di detenzione preventiva. Un anno prima era stato arrestato per frode fiscale, dopo aver denunciato una vasta macchinazione finanziaria da 130 milioni di euro, architettata, a suo avviso, da alcuni alti dirigenti della polizia e del fisco russi ai danni del fondo per cui lavorava e dello stesso Stato russo.

A farlo finire in manette, secondo Hermitage Capital, furono le stesse persone che aveva accusato. Poi il legale morì in cella in circostanze controverse: privato ripetutamente di cure mediche e alla fine torturato, secondo le indagini dei legali della famiglia. Il suo decesso però non fu sufficiente ad interrompere l’inchiesta, che ora è approdata ad un kafkiano processo post mortem in aula.

In Svizzera il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) indaga sulla vicenda dal marzo 2011, in seguito a una denuncia inoltrata dallo studio legale britannico Brown Rudnick a nome del fondo Hermitage. All’inizio di quest’anno la procura federale ha indicato di aver bloccato dei conti bancari in Svizzera. Inoltre le autorità russe hanno presentato una domanda di assistenza giudiziaria a Berna, trasmessa al MPC per l’esecuzione.

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