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Schneider-Ammann a Roma, ancora stallo su accordo frontalieri

Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann (archivio) KEYSTONE/ALEXANDRA WEY sda-ats

(Keystone-ATS) Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann ha incontrato oggi a Roma il ministro italiano Carlo Calenda. Temi in agenda sono stati i rapporti economici tra i due paesi, il controverso accordo sui frontalieri, la digitalizzazione e la Brexit.

“È stato un buon meeting”, ha detto all’ats Irène Harnischberg, portavoce del Dipartimento dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR). Il “ministro” dell’economia Schneider-Ammann e il ministro dello dello sviluppo economico Calenda si sono trovati d’accordo nel riconoscere che il potenziale d’investimenti delle imprese svizzere in Italia non è ancora esaurito, ha rilevato la portavoce. Calenda, ha anche mostrato grande interesse per il sistema svizzero di formazione professionale, tema prediletto di Schneider-Ammann nelle sue visite all’estero.

Nel colloquio si è parlato anche dell’intesa sulla fiscalità dei frontalieri, oggetto di annose controversie. In base all’accordo del 1974 tuttora in vigore, i frontalieri residenti entro 20 chilometri dal confine elvetico sono tassati alla fonte unicamente in Svizzera. Spetta poi ai cantoni interessati – Ticino, Grigioni e Vallese – ristornare all’Italia il 38,8% delle imposte pagate, una quota che Roma deve riversare ai comuni di residenza dei lavoratori.

Per i frontalieri italiani, visto che le aliquote d’imposta elvetiche sono inferiori a quelle della Penisola, è particolarmente vantaggioso lavorare in Svizzera dal punto di vista fiscale. Il 22 dicembre 2015 Roma e Berna hanno parafato un nuovo accordo, che però deve ancora essere firmato a livello ministeriale e sottoposto alla ratifica parlamentare.

Il testo prevede che in futuro i frontalieri siano tassati in entrambi i Paesi. I tre cantoni di confine dovrebbero incassare ciascuno il 70% al massimo dell’imposta dovuta secondo i loro parametri (il Ticino chiedeva l’80%). L’Italia dal canto suo applicherà le imposte secondo il proprio tariffario e poi, per evitare la doppia imposizione, sottrarrà quanto il frontaliere ha già pagato in Svizzera.

Schneider-Ammann ha sottolineato nell’incontro con Calenda che la Svizzera soddisfa ormai le condizioni per la firma dell’accordo, ha indicato la portavoce. In giugno, il governo ticinese ha tolto l’ultimo ostacolo revocando l’obbligo di presentare un estratto del casellario giudiziale per ottenere un permesso di dimora (B) o del permesso per frontalieri (G). Nel dicembre 2015 Roma aveva anche subordinato firma e ratifica a un’applicazione “euro-compatibile” da parte elvetica dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”.

Il ministro italiano ha mostrato “comprensione e interesse”, ha indicato Irène Harnischberg. Ai microfoni della RSI Schneider-Ammann ha dal canto suo affermato che non ci sono più ostacoli tecnici – “abbiamo chiarito tutto, facendo compromessi” – e che la firma è ormai “soltanto una formalità”. Calenda gli ha detto che potrà avvenire “nei prossimi mesi”, ha detto il consigliere federale. Quando è però ancora da vedere: “non sono un oracolo”, ha aggiunto, auspicando che tutto si possa risolvere prima della fine della legislatura italiana, ossia entro la fine della prossima primavera.

I due ministri hanno parlato anche della prevista uscita britannica dall’Unione europea (Brexit). Un altro tema è stata la digitalizzazione. Schneider-Ammann ha approfittato dell’occasione per invitare Calenda a Zugo, rinominata Crypto Valley, essendo diverse sue imprese affermate e startup all’avanguardia nelle tecnologie blockchain e criptografiche.

I due interlocutori dovrebbero rivedersi al più tardi a Davos nel prossimo gennaio, in occasione dell’annuale Forum economico mondiale (WEF).

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