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Scontri con Isis a confine Tunisia-Libia, 53 morti

(Keystone-ATS) Il pericolo jihadista è oramai più che mai reale in Tunisia.

Con un blitz a sorpresa all’alba militanti dell’autoproclamato Stato islamico (Isis) hanno attaccato alcune caserme della Guardia nazionale, dell’esercito e della polizia a Ben Guerdane, ultima città prima del confine con la Libia.

I terroristi respinti avrebbero poi ripiegato su obiettivi civili. Elevato il numero dei morti: almeno 53, tra cui 35 jihadisti, undici tra polizia ed esercito e sette civili. Tra questi anche una bambina di dodici anni. Sette i terroristi catturati. “Il nostro Paese è in guerra contro la barbarie”, ha tuonato il presidente Beji Caid Essebsi.

Resta ancora da chiarire la dinamica di quanto accaduto, ma la certezza per ora sembra essere una sola: una presenza radicata sul territorio di gruppi di affiliati o simpatizzanti dell’Isis, che le autorità tunisine non devono sottovalutare. Proprio per questo il ministero dell’interno ha decretato il coprifuoco notturno in città. Le forze armate hanno posto in sicurezza gli ingressi a Ben Guerdane, sospeso temporaneamente i valichi di frontiera ed intensificato i pattugliamenti aerei dei confini.

Si tratta della seconda incursione armata in questa località da parte di un gruppo jihadista nelle ultime settimane, con la differenza che secondo alcune testimonianze i protagonisti dell’attacco odierno, pur provenienti dalla Libia, sembra abbiano goduto di sostegno logistico sul posto. Interrogativi da chiarire ma che non eliminano i timori su quello che rimane il cuore del problema. La presenza vera o presunta dell’Isis in Tunisia. Gran parte o la quasi totalità dei combattenti all’estero, i cosiddetti foreign fighter, che combattono per l’Isis in Libia infatti è di nazionalità tunisina.

Non è un caso che proprio nei campi libici si siano addestrati gli autori degli attentati al museo del Bardo e di Sousse del 2015, come di nazionalità tunisina era anche Noureddine Chouchane, obiettivo principale del raid Usa a Sabrata il 19 febbraio. E non è neanche un caso se la maggior parte dei terroristi che hanno perso la vita nel blitz Usa proveniva da Ben Guerdane.

Per alcuni esperti si tratta di una sorta di “ritorno a casa” dei combattenti tunisini, che dopo il blitz Usa e l’intensificarsi delle azioni antiterrorismo delle milizie di Tripoli si sentirebbero braccati e cercherebbero in patria una via di fuga. Da considerare inoltre che Ben Guerdane è spesso teatro di traffici illeciti e di contrabbando, fenomeni che fanno gola ai terroristi. Problemi che il governo tunisino conosce da tempo, al punto che alcuni esperti si chiedono se la barriera di sabbia e filo spinato costruita al confine serva per difendersi da attacchi esterni oppure per contenere i movimenti in uscita dei terroristi.

Nell’ottica di una sorveglianza più efficace dei confini, si rivela ora più che mai necessario per la Tunisia il sostegno di alcuni Paesi amici: in questo senso assumono un significato le parole del ministro della Difesa Farhat Horchani che ha annunciato una legge che consentirà la presenza di forze militari straniere sul territorio. La sfida al terrorismo è stata lanciata, la Tunisia non può perderla.

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