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Senza consigliere federale, il Ticino si allontana dalla Svizzera

La deputata leghista ticinese Roberta Pantani (foto d'archivio). KEYSTONE/LUKAS LEHMANN sda-ats

(Keystone-ATS) Il Ticino è stato un po’ trascurato dal punto di vista politico e a poco a poco si è allontanato dalla Svizzera. Lo afferma la consigliera nazionale Roberta Pantani in un’intervista pubblicata oggi dalla Tribune de Genève.

La deputata leghista sottolinea l’importanza di avere un consigliere federale ticinese, perché negli ultimi 20 anni, dalla partenza di Flavio Cotti, il contesto è profondamente cambiato.

“La situazione in Svizzera e nell’Unione europea è totalmente differente”, rileva Pantani, ricordando l’evoluzione del cantone sotto il profilo economico, ma anche nei rapporti con la vicina Italia, che si sono deteriorati. “Il fatto di non più avere un consigliere federale non ha permesso di far capire alla Svizzera l’entità di questi cambiamenti.”

Per il funzionamento e l’unità del Paese è primordiale che un italofono ritrovi un posto in governo, prosegue Pantani, che fa riferimento alla Costituzione, nella quale sta scritto che tutte le regioni, lingue e sensibilità del Paese devono essere rappresentate nell’Esecutivo.

Circa la presunta “solidarietà latina”, secondo Pantani non si fa davvero sentire nella corsa al Consiglio federale. Gli svizzerotedeschi sono più abituati a venire nel nostro cantone, rileva, mentre i romandi sono più distanti e si rendono meno conto della posta in gioco. Sui temi sociali i ticinesi hanno una sensibilità vicina a quella dei romandi, mentre sull’immigrazione ad alcuni cantoni svizzerotedeschi, conclude Pantani sottolineando le specificità della Svizzera italiana.

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