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Servizio civile: GSsE e civilisti delusi

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 - 17:02
(Keystone-ATS)

BERNA - La decisione del governo di inasprire le condizioni di accesso al servizio civile ha provocato oggi reazioni contrastanti. Se alcuni si rallegrano, il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) ha espresso il suo rammarico, come pure l'Associazione dei civilisti, che esamina adesso la possibilità di organizzare uno sciopero.
Il primo a rallegrarsi della decisione odierna è stato il consigliere nazionale Christian Miesch (UDC/BL). A suo tempo aveva chiesto al Consiglio federale di intervenire per frenare l'afflusso di richieste d'ammissione al servizio civile. Il parlamentare ha precisato oggi all'ATS che ritornerà alla carica se l'anno prossimo il numero di domande non diminuirà.
Per il GSsE, il Consiglio federale ha fatto oggi retromarcia e per l'Associazione svizzera dei civilisti, il governo ha chiaramente superato la linea dell'accettabile. L'associazione critica in particolare la decisione di diminuire di quasi la metà le indennità finanziarie versare da istituti d'impiego che non possono fornire prestazioni in natura. Per protestare, adesso l'organizzazione riflette sull'idea di una giornata di sciopero dei civilisti.
Il GSsE denuncia l'introduzione di un colloquio per le persone che vogliono effettuare servizio civile invece di quello militare e ritiene che, come quando vi era l'esame di coscienza, chi si esprime meno bene sarà discriminato. Critica anche il fatto che il periodo d'impiego di lunga durata dovrà avvenire nei primi tre anni, ciò che è molto difficile per molti giovani che lavorano o studiano.

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