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Shakespeare: attualità di un genio a 400 anni morte

(Keystone-ATS) La popolarità di William Shakespeare continua a 400 anni dalla scomparsa, il 23 aprile del 1616. “Essere o non essere” è probabilmente una delle frasi più celebri della letteratura di tutti i tempi.

Qualcuno forse non ricorda nemmeno che è pronunciata dal “pallido prence danese, che parla solo e veste di nero, che si diverte nelle contese, che per diporto va al cimitero”, come recitava a inizio ‘900 il comico italiano Ettore Petrolini a proposito dell’Amleto di Shakespeare.

Su di lui si sa poco, tanto che sono fiorite varie leggende e supposizioni, compresa quella che non sia mai esistito e fosse solo lo pseudonimo di altri, ma questo non cambia il fatto che i suoi 37 testi teatrali, tragedie e commedie, da quattro secoli continuamente rappresentati in tutto il mondo, siano una delle espressioni più alte dell’arte occidentale.

Ciò si deve alla loro capacità di indagare il cuore e l’animo umano, i sospiri d’amore come la crudeltà, il desiderio assoluto di potere come l’incertezza e l’introspezione esistenziale, che in esse ancora possiamo riconoscerci, tanto che un critico come Jan Kott ha intitolato un suo importante saggio ‘Shakespeare nostro contemporaneo’. Non a caso sue frasi, aforismi, dichiarazioni sono così frequenti su Twitter come su tanti altri social.

La modernità di Shakespeare non è solo nella capacità di rivelarci le più diverse psicologie, ma anche, da teatrante che lavora sul vero attraverso la finzione, nel mostrarci il confine spesso labile tra vita e sogno. Possiamo dire che cambiò il modo di guardare e indagare la natura umana sia coi tanti sonetti, in cui prevale l’attenzione all’interiorità, sia col teatro. I suoi personaggi sono tutti diventati icone ben note, dal grandissimo e esemplare Amleto, punto assoluto di riferimento, a Lear padre e re, Macbeth sanguinario con la sua Lady, gli amanti Romeo e Giulietta, il divertente Falstaff, la seduttrice Cleopatra, il perfido Jago con Otello, Antonio nel Giulio Cesare, l’ebreo Shylock, Riccardo III e la brama di potere, il mago Prospero della Tempesta, che piaceva talmente a Eduardo De Filippo che di quest’opera che esorcizza odi e violenza ne fece una bellissima versione in napoletano. L’Italia del resto è molto presente nella vasta cultura di Shakespeare, che ambienta a Roma, Verona, Venezia sue opere e prende spesso ispirazione da scrittori quali Boccaccio, Bandello o Ariosto.

Shakespeare, per tradizione morto lo stesso giorno e anno di Cervantes, è anche nato lo stesso anno di Galileo Galilei ed è vissuto in un momento speciale della nostra storia, di cui fu partecipe, in cui l’umanità cercava affannosamente e lucidamente di indagare la natura e dare un senso alla propria esistenza. E il modo nuovo di guardare, oltre che agli uomini, al mondo e all’universo si riflette nei suoi versi, se Antonio dice a Cleopatra “Devi scoprire un nuovo cielo, una nuova terra”, ma anche invita Bruto a non essere subalterni alle stelle e dar loro la colpa di quel che ci accade: “Non dare la colpa agli astri, ma guarda in te stesso”.

Visto che parliamo di stelle, allora ricordiamoci che c’è chi ha scovato e elencato storie, personaggi e persino battute di Shakespeare in tutta la saga cinematografica di ‘Star Trek’. Certo non finiremmo più se volessimo dire quanti si sono ispirati ai suoi lavori che hanno segnato tutta la storia della nostra cultura, sino alle avanguardie di Jarry e Beckett. L’arte si ispira a Amleto passando per i Preraffaelliti e arrivando a Dalì, per la musica invece basterebbe anche solo ricordare le opere di Verdi che nascono dai suoi drammi, e di Romeo e Giulietta esistono in narrativa, teatro, cinema e musica innumerevoli riscritture, delle quali ricordiamo quella oggi più popolare, ‘West side story’ di Robbins e Bernstein.

Se vogliamo credere, come oggi si accetta, che il drammaturgo fosse davvero quel William Shakespeare, terzo di otto fratelli, nato a Stratford-on-Avon nel febbraio 1564, di lui sappiamo poco (un primo matrimonio, alcuni figli) sino al 1592 quando si trasferisce a Londra, subito prima dell’epidemia di peste, dopo la quale c’è una grande fioritura della vita teatrale cittadina con nascere di sale e di compagnie. Lui diviene autore popolare, attore e, con l’appoggio del duca di Southampton, comproprietario del Globe Theatre, cui il suo nome ancor oggi è legato, e poi, grazie al successo, del Blackfriars, dove a Londra è ancora un teatro shakespeariano. Non risente così della caduta in disgrazia, nel 1601, del suo protettore e continua a lavorare, pubblicare, mettere in scena, oltre ad acquistare qualche proprietà e ritirarsi nel 1810 nella sua Stratford, dove resta operoso sino alla fine nel 1616.

Per i 400 anni dalla morte, nascono celebrazioni e iniziative in tutto il mondo. Una compagnia del Globe di Londra ha portato un Amleto in lingua originale in giro per il mondo, attraverso oltre 190 paesi, ricordando che per le Olimpiadi di Londra del 2012 37 compagnie diverse al Globe portarono Shakespeare in 37 lingue diverse.

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