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Siria: è sempre più guerra, decine di morti

(Keystone-ATS) La crisi siriana si internazionalizza, con numerosi Paesi stranieri che finanziano, armano, sostengono le parti in conflitto, e i morti che si contano a decine ogni giorno, tra i militari di Damasco come tra i ribelli. In mezzo i civili, che pagano anch’essi un prezzo drammatico.

L’abbattimento di un jet turco da parte delle forze siriane ha fatto palpitare per ore la diplomazia internazionale, spingendo anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, a fare appello per una soluzione diplomatica che ha preso piega nel corso della giornata. Ankara ha concesso che i velivoli militari hanno velocità tali che spesso violano gli spazi aerei, mentre Damasco ha sottolineato di aver capito solo dopo l’abbattimento che si trattava di un aereo militare della vicina Turchia.

Intanto però, si moltiplicano le notizie sul rifornimento di armi avanzate ai ribelli siriani, compresi missili israeliani anti-tank Tow – hanno rivelato all’ANSA fonti attendibili-, capaci di distruggere carri armati come quelli in dotazione all’esercito di Damasco, i T-72 russi, in una escalation militare che include l’uso di un range molto vasto di armi. Molte arrivano, ha scritto giorni fa il New York Times, dalla Turchia, dove un team della Cia ‘selezionà i gruppi ribelli che le devono ricevere, facendo ‘attenzionè che non si tratti di jihadisti legati ad al Qaida.

La notizia è stata confermata dal Guardian, con i cronisti britannici che hanno assistito al passaggio di armi al confine. Un traffico che, secondo le fonti di intelligence che hanno raccolto, annovera armi ad alta tecnologia, come appunto i missili anti-carro Tow a guida laser. Un traffico “iniziato a maggio scorso”.

L’Arabia Saudita infine, sempre secondo il quotidiano britannico, è pronta, “d’intesa con gli Usa e alcuni Paesi del mondo arabo”, a pagare il salario dei ribelli, che Damasco chiama ‘terroristì.

E gli scontri si moltiplicano: oggi nella capitale siriana si sono svolti i funerali di 43 militari e 3 poliziotti uccisi nelle ultime 48, ha affermato l’agenzia di Stato Sana. L’osservatorio siriano per i diritti umani, basato a Londra, megafono dei ribelli, denuncia dal canto suo 40 morti. Nelle due versioni coincidono i luoghi, la periferia di Damasco, Homs, Aleppo, Idlib e Daraa. E a Daraa, 100 km a sud di Damasco, ci sono stati “giorni di fuoco” tra martedì e giovedì, hanno confermato gli osservatori Onu.

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