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Siria: “inferno alle porte di Damasco”, decine morti

(Keystone-ATS) La Siria oggi è in quella che oramai si può definire una vera e propria guerra civile, con scontro aperto tra esercito e ribelli alle porte di Damasco, dove si combatte con armi pesanti dall’una e dall’altra parte, senza esclusione di colpi.

Inoltre il cuore della capitale che è diventato insidioso al punto che un generale dell’Aeronautica è stato rapito nella zona del centro presidiata dalle forze di sicurezza, riferisce l’agenzia Sana.

Nelle periferie di Damasco, scosse nella notte da sparatorie ed esplosioni che hanno illuminato il cielo, i combattimenti sono esplosi alle prime ore del mattino a al-Hameh, quartiere di Qudsaya, il sobborgo strategico a circa 8 km dal centro della capitale. “È stata una vera e propria battaglia tra i soldati e i ribelli dell’ESL” (l’esercito siriano libero), ha raccontato un testimone all’ANSA. “Abbiamo sentito esplosioni e colpi di armi automatiche sin da questa mattina. Ovviamente non siamo usciti in strada per vedere cosa è successo. È stato un inferno”.

Gli scontri, “violentissimi”, sono andati avanti fino alle 15.30 (le 13.30 in Svizzera) poi la situazione ad al Hameh è tornata alla normalità, “ora non si sente più sparare, l’esercito ha ripreso il controllo della situazione”.

Secondo l’agenzia di Stato Sana il bilancio è di decine di morti tra i ribelli che, tramite l’Osservatorio per i diritti umani basato a Londra, ne stimano almeno 20. Se i numeri venissero confermati, vorrebbe dire che in meno di 10 giorni nel sobborgo hanno trovato la morte un centinaio di persone, tra le quali diversi civili.

Il comune di Qudsaya è strategico: dista pochi minuti di auto dal centro di Damasco ed è considerato nevralgico per i rifornimenti dei ribelli, che passando a nord portano armi in tutta la zona orientale della capitale. Qudsaya si staglia poi sulla collina che si affaccia sul lato settentrionale del monte Qasiun, quello che domina la capitale e che la tradizione biblica indica come il luogo in cui Caino uccise Abele. La montagna sovrasta Damasco: la presenza militare è massiccia per evitare che da lì vengano lanciati attacchi devastanti contro la città.

Altri drammatici confronti tra l’esercito siriano e i gruppi armati si sono registrati a Duma, 15 km a nordest della capitale: “Molti terroristi sono stati uccisi e feriti, e le loro armi confiscate – recita un comunicato della Sana -. Le autorità hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con dei terroristi a bordo di un pick up su cui era montata una Doushka (DShK, una mitragliatrice pesante): il mezzo è stato distrutto e tutti i terroristi a bordo uccisi”.

In un altro sobborgo, Daraya, sono stati fatti affluire ingenti rinforzi di truppe governative.

E si combatte anche a nella provincia settentrionale di Idlib, che confina con la Turchia: secondo i media del governo le forze dell’esercito hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con un gruppo armato “che cercava di bloccare l’autostrada Khan al-Suboul”, ferendo molti di loro e distruggendo i pick up armati di mitragliatrici su cui si trovavano.

Anche in questo caso si stimano “diversi morti tra i ribelli”, che dal canto loro affermano di aver “distrutto un elicottero e tre carri armati.

La missione degli Osservatori dell’ONU resta sospesa, e nulla lascia prevedere che un giorno riprenderà. Il dialogo e la mediazione hanno lasciato il campo al fragore delle armi.

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