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Siria, Aleppo da 4 giorni senz’acqua, allarme epidemie

Un'immagine del 29 di luglio mostra la città di Aleppo - in Siria - campo di battaglia tra forze governative siriane e ribelli (foto d'archivio). Keystone/AP/UNCREDITED sda-ats

(Keystone-ATS) Civili impossibilitati a fuggire, terrorizzati dai bombardamenti e ormai al quarto giorno senza acqua corrente. Questa la situazione ad Aleppo, campo di battaglia tra forze governative siriane e ribelli, descritta dai volontari siriani dell’ong bolognese Gvc.

Anch’essi bloccati in città, lanciano l’allarme per possibili “conseguenze catastrofiche” con epidemie che colpirebbero in particolare i bambini.

Per adesso non si concretizza quella tregua umanitaria chiesta ieri dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) per poter almeno ripristinare le reti idriche e dell’energia elettrica, paralizzate dai bombardamenti, e portare i soccorsi umanitari più urgenti per i civili.

Al momento, dunque, la popolazione può sperare solo in iniziative ancora isolate di soccorso. Come quella annunciata dall’Unicef, che ha aumentato la distribuzione con autobotti di acqua nella parte occidentale della città, sotto il controllo governativo.

In collaborazione con la Croce rossa e la Mezzaluna rossa siriana l’Unicef sta ora portando quotidianamente acqua potabile a 325’000 persone. Ma nelle aree orientali, in mano agli insorti, si calcola che fino a 300’000 persone – più di un terzo dei quali bambini – si affidano all’acqua dai pozzi, che è potenzialmente contaminata da materiali fecali e pericolosa da bere.

Quella della Siria è “una tempesta perfetta nella quale il popolo sta soffrendo”, afferma da Buenos Aires il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, parlando di una crisi dei rifugiati ormai “non più gestibile”. Le speranze almeno di una tregua sono ora affidate in particolare all’iniziativa annunciata oggi dal ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu.

Una delegazione di responsabili della diplomazia di Ankara, delle forze armate e dell’Intelligence è partita per la Russia per esplorare le possibilità di una soluzione, il giorno dopo un incontro a San Pietroburgo tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello russo Vladimir Putin, i due grandi nemici che da anni in Siria si fanno la guerra per interposta persona.

Per il momento i combattimenti continuano, e non solo ad Aleppo. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), 14 civili sono rimasti uccisi e feriti in pesanti bombardamenti governativi sulla provincia nord-occidentale di Idlib, in mano agli insorti.

Intanto proseguono furiosi, con conseguenze altrettanto drammatiche per i residenti non combattenti, gli scontri a Manbij, nel nord del Paese, una roccaforte dell’Isis. Il centro abitato è stato ormai conquistato per il 90 per cento dalla coalizione delle cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf), sostenute dai bombardamenti aerei della Coalizione internazionale a guida americana che in poco più di due mesi hanno provocato oltre 200 morti tra i civili, secondo l’Ondus.

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