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Siria: Obama apre a Onu, via riferimento a uso forza

(Keystone-ATS) Sono ripresi stamani a Ginevra i colloqui fra il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, sulla neutralizzazione delle armi chimiche siriane. Seguirà una conferenza stampa congiunta. Ieri, funzionari Usa hanno detto che i colloqui hanno raggiunto un “punto cruciale” ed entrambi i Paesi vogliono rinnovare gli sforzi per negoziare una fine pacifica della guerra in Siria.

Alcune fonti Usa vicine al tavolo del negoziato parlano di una accelerazione delle trattative tra Stati Uniti e Russia. L’obiettivo è trovare un accordo per mettere sotto il controllo della comunità internazionale le armi chimiche possedute dal regime di Damasco. E – dopo due giorni di discussioni – qualcuno si spinge a parlare di “punto di svolta”.

Una svolta che – spiegano fonti americane – nascerebbe dall’apertura dell’amministrazione Obama sulla risoluzione Onu. La Casa Bianca – per evitare l’ennesimo stallo al Palazzo di Vetro – sarebbe infatti pronta a rinunciare al riferimento dell’uso della forza contro Assad, prendendo atto della totale chiusura di Mosca su questo punto.

La risoluzione, insomma, non conterrà il cosiddetto ‘chapter 7’, quello che consente – come ultima ratio – di intervenire militarmente contro un Paese che non rispetta i dettami delle Nazioni Unite. Il segretario di Stato americano, John Kerry, starebbe in cambio insistendo col ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, sulla necessità di esplicitare nel testo dell’Onu tutta una serie di dure conseguenze a cui il regime di Assad andrebbe incontro nel caso non mantenesse i suoi impegni sul fronte del disarmo chimico.

Conseguenze tra le quali un forte inasprimento delle sanzioni della comunità internazionale contro Damasco. Questi ultimi sviluppi potrebbero quindi spianare la strada per un accordo tra i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Russia e Cina), scongiurando un nuovo veto di Mosca. Ma rinunciare al riferimento dell’uso della forza in sede Onu non vuol dire per l’amministrazione Obama rinunciare alla linea fin qui tenuta dal presidente americano.

Resta in piedi, infatti, la minaccia di un intervento militare – mirato e limitato – da parte degli Stati Uniti contro il regime siriano. Col Congresso che – nel caso dovessero fallire i negoziati di Ginevra – sarà chiamato a concludere il suo lavoro votando la proposta di un attacco avanzata dalla Casa Bianca. Un voto che Obama ha chiesto di rinviare solo per non pregiudicare l’azione diplomatica in atto.

Azione diplomatica che proseguirà oggi a Ginevra, con Kerry e Lavrov che si sono già dati appuntamento al 28 settembre a New York, in concomitanza con l’Assemblea generale dell’Onu.

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