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Siria: osservatori a Qubeir, oggi proteste e combattimenti

(Keystone-ATS) Dopo due giorni, gli osservatori dell’ONU oggi hanno finalmente avuto accesso al villaggio siriano di Mazrat al Qubeir, teatro del massacro di 78 civili, tra i quali molti bambini, denunciato dagli attivisti che accusano il regime. Il governo di Damasco punta invece l’indice contro i “gruppi terroristi”. Ma altre violenze incalzano, con i civili che si danno alla fuga.

Almeno 31 persone sono rimaste uccise oggi, secondo gli attivisti, nella repressione delle manifestazioni di protesta del venerdì o in scontri tra esercito regolare e ribelli armati, che hanno raggiunto la stessa Damasco. Mentre l’agenzia governativa Sana dà notizia dell’esplosione di due autobomba, nella capitale e ad Aleppo, con bilanci rispettivamente di tre e di cinque morti.

Scene “sconvolgenti” sono state descritte da Paul Danahar, l’inviato della BBC che insieme con gli osservatori dell’ONU è entrato oggi ad al Qubeir, nella provincia di Hama. Nuovo nome nella lista degli orrori, subito dopo quello della località di Hula, dove il 25 maggio sono stati massacrati 108 civili. In una delle case in cui è entrato, il giornalista ha detto di aver visto pezzi di cervello tra oggetti e mobili sparsi per le stanze. Fuori, lasciate a decomporsi sotto il sole, le carcasse di animali, anch’essi uccisi nella furia omicida.

Ma quello che mancava erano i cadaveri: gli osservatori dell’ONU sono riusciti ad arrivare nel villaggio 48 ore dopo la denuncia del massacro, dopo essere stati respinti da militari o gruppi di civili, secondo quanto affermato dal loro comandante, il generale Robert Mood. “Chiunque abbia fatto questo – ha detto Danahar – ha agito con cieca violenza, ma gli sforzi fatti per nascondere le atrocità sono ben chiari e calcolati”.

Intanto il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) segnala che a causa dei combattimenti aumenta il numero dei civili in fuga dalle loro case, con le relative difficoltà a trovare cibo e cure mediche.

E quanto successo anche oggi sul terreno spiega chiaramente il perché. Secondo gli attivisti della rete d’informazione Shaam e l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, dieci persone sono morte a Heffa, nella regione di Lattakia, località bombardata dall’artiglieria governativa, mentre a Homs almeno sette civili sarebbero stati uccisi dalle bombe, di cui tre nella stessa città.

Nel frattempo i combattimenti tra forze regolari e ribelli dell’Esercito Libero Siriano (ESL) hanno raggiunto la capitale, sempre secondo fonti dell’opposizione. I Comitati locali di coordinamento parlano di scontri nei quartieri di Kfar Suse e di Qadam, dove tre ribelli dell’ESL sarebbero morti.

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