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Siria: regime spara contro corteo nel cuore Damasco

(Keystone-ATS) Navi militari iraniane ormeggiate nel porto siriano di Tartus, aerei Usa senza pilota che sorvolano i cieli della Siria, un inviato cinese a colloquio a Damasco col presidente Bashar al Assad: la dimensione internazionale avvolge ormai talmente il dramma siriano, che persino l’attrice e regista americana Angelina Jolie, ambasciatore di buona volontà dell’Alto commissariato Onu, si è sentita oggi di dire la sua su quanto accade nel martoriato Paese arabo, alleato dell’Iran e solo formalmente nemico di Israele, dove secondo attivisti sono morte più di 8.000 persone dal 15 marzo 2011.

Alla vigilia della giornata di “disobbedienza civile” indetta dai militanti anti-regime a Damasco, è proprio la capitale a esser teatro del più importante sviluppo sul terreno: circa 30.000 persone, residenti nel quartiere benestante di Mezze, nella parte nord-occidentale di Damasco, hanno sfilato in un corteo funebre, per i tre uccisi di ieri, che si è ben presto trasformato in un corteo di protesta.

Su Youtube ci sono numerose testimonianze video dell’ampiezza della manifestazione (http://youtu.be/LonLYe99lgY; http://youtu.be/pXl63dimQTc), svoltasi per la prima volta in modo così massiccio alle porte della residenza presidenziale, a due passi da piazza degli Omayyadi teatro dei raduni lealisti, vicino all’ambasciata iraniana e al circolo degli ufficiali e luogo di residenza di numerosi alti ufficiali del regime.

Le forze di sicurezza non hanno esitato a sparare ferendo un numero imprecisato di persone e, secondo il bilancio dei Comitati di coordinamento locali degli attivisti, uccidendo almeno una persona, Samer al Khatib. Su Internet è disponibile il video (http://youtu.be/GunmpruJs6I) del cadavere di Khatib, sull’asfalto in una pozza di sangue. Questo mentre la tv di Stato siriana diffondeva le immagini in diretta della forte nevicata che si è abbattuta stamani sulla capitale.

La neve è caduta copiosa anche a Homs, città da più di due settimane presa di mira dai bombardamenti dell’artiglieria governativa. Alcuni quartieri continuano a essere completamente isolati e da Bab Amro, rione più martoriato di altri, giungono testimonianze, confermate da video amatoriali (http://youtu.be/zGHBdsfK_30), del fatto che gli abitanti, per dissetarsi, raccolgono l’acqua piovana nei tegami.

Il sito del Centro di documentazione delle violazioni in Siria ha riferito oggi pomeriggio il bilancio provvisorio della repressione odierna: 12 uccisi – compreso quello di Mezze – tra Homs, Hama, Idlib, Dara. L’agenzia ufficiale Sana ha dal canto suo fornito un bilancio diverso: gruppi di terroristi armati hanno ucciso un poliziotto a Idlib e un membro del consiglio comunale di Aleppo.

Sempre l’agenzia governativa ha reso noto dei funerali di dieci tra militari e poliziotti uccisi da terroristi nei giorni scorsi in varie località del Paese. La Sana fornisce le generalità complete dei militari morti, ma non si accenna a quelle civili.

Sul piano politico, mentre le opposizioni all’estero ripongono speranze nella riunione del 24 febbraio prossimo a Tunisi degli “Amici della Siria”, il governo di Damasco annuncia che al referendum popolare indetto per il 26 del mese per confermare la nuova costituzione, sono attesi più di 14 milioni di siriani (su una popolazione totale di 22 milioni).

Nella capitale stamani è andato in scena l’incontro tra il presidente Bashar al Assad e il sottosegretario agli esteri cinese, Zhai Jun, che ha ribadito l’invito di Pechino “a tutte le parti a metter fine alle violenze”. Zhai ha anche chiesto che venga ripristinata il più presto possibile la stabilità della Siria e ha assicurato Assad che la Cina, dopo essersi opposta assieme alla Russia alla risoluzione Onu di condanna della repressione, appoggia la politica di riforme di Damasco.

Il rais dal canto suo ha ribadito che la Siria è vittima di tentativi di dividerne il territorio per indebolire il suo peso geopolitico regionale. E mentre fonti di stampa Usa fanno rimbalzare la notizia già emersa nei giorni scorsi, del sorvolo di droni americani sopra i cieli della Siria (ufficialmente per raccogliere informazioni sulla repressione in corso), nel porto siriano di Tartus hanno attraccato due navi da guerra iraniane.

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