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Siria: ripresi scontri in varie località, già 29 uccisi annunciati

(Keystone-ATS) Sono ripresi violenti all’alba, per il sesto giorno consecutivo, i combattimenti tra forze governative siriane e ribelli in alcuni quartieri di Aleppo, nel nord del Paese, dove stanotte sono giunti i primi rinforzi dell’esercito di Bashar al Assad. Lo riferiscono testimoni locali citati dai Comitati di coordinamento locali degli attivisti.

Intanto l’artiglieria governativa ha ripreso a bombardare le altre roccaforti della resistenza anti-regime nelle regioni di Homs, Damasco, Hama, Idlib e Dayr az Zor

Secondo il Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc), stamani si contano già sul terreno 29 persone uccise nelle violenze, per lo più a Idlib, Aleppo e Homs.

Fonti degli insorti riferiscono che migliaia di soldati siriani a bordo di mezzi corazzati sono stati ritirati dall’altipiano strategico di Jabal Al-Zawwiya, nella provincia nordorientale di Idlib, per dirigersi su Aleppo, dove da giorni infuriano i combattimenti tra ribelli e forse fedeli al presidente Assad.

Secondo gli attivisti, i ribelli hanno attaccato le retrovie delle truppe presso il villaggio di Orom al Joz e Rami, vicino alla strada Aleppo-Latakia, e presso il villaggio di al Bara ad ovest dell’autostrada Aleppo-Damasco.

L’artiglieria e i razzi delle forze siriane hanno intanto colpito il quartiere di al-Tel, alla periferia di Damasco, controllato dai ribelli, riferiscono residenti e attivisti dell’opposizione.

L’esercito ha attaccato la zona, a nord di Damasco, nell’intento di sottrarla al controllo dei ribelli, seminando il panico e spingendo centinaia di famiglie ad abbandonare le loro case. Il 216/o battaglione meccanizzato di stanza vicino ad al-Tel ha bombardato la località, di circa 100.000 abitanti, sparando un proiettile al minuto, e i primi resoconti parlano di edifici residenziali colpiti.

Tel, situata otto chilometri a nord di Damasco, è caduta nelle mani dei ribelli la scorsa settimana, insieme a diversi altri distretti della capitale e dei dintorni, dopo la bomba che ha ucciso quattro fedelissimi del presidente Bashar al Assad.

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