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Siria: scontri, è giallo su annunciato rilascio bambini

(Keystone-ATS) Il loro rilascio era stato annunciato oggi dalle autorità siriane, ma non c’è ancora conferma della liberazione dei circa venti bambini allievi della quarta elementare di Daraa, città nel sud del paese e teatro oggi per il terzo giorno consecutivo di scontri tra forze dell’ordine manifestanti anti-regime. Le violenze hanno finora causato la morte di cinque (forse sei) residenti.

Gli abitanti di Daraa, 120 km a sud di Damasco, avrebbero addirittura assaltato e incendiato la sede locale del Baath, partito al potere da quasi mezzo secolo, il palazzo di giustizia e gli uffici di una delle due compagnie di telefonia mobile.

I circa venti bambini erano stati prelevati dalle loro case di Daraa alla fine di febbraio dopo che durante la ricreazione scolastica erano stati sorpresi a scandire slogan delle rivolte anti-regime in corso in alcuni paesi arabi. Tutti appartenenti allo stesso influente clan tribale degli Abuzayd, i ragazzini erano stati poi condotti a Damasco, dove da allora – affermano le famiglie – non hanno potuto ricevere le visite nemmeno delle loro mamme.

E mentre a Daraa infuriava oggi il terzo giorno di battaglia tra agenti anti-sommossa e residenti che da venerdì chiedono “la caduta del regime criminale” del presidente Bashar al-Assad (al potere da 11 anni dopo averlo ereditato dal padre), l’agenzia ufficiale Sana pubblicava la notizia del rilascio di un numero imprecisato di “giovani” coinvolti negli “spiacevoli eventi di cui la regione di Daraa è stata testimone venerdì”.

I “giovani” saranno liberati perché “non è stata provata la loro colpevolezza”, si affermava nel comunicato, che non precisava però se tra loro ci fossero anche i venti bambini Abuzayd, dietro le sbarre da tre settimane, e non solo da venerdì.

Al termine del terzo giorno di repressione della protesta con gas lacrimogeni e pallottole vere sparate dalle forze di sicurezza, a Daraa la situazione rimane estremamente tesa: il bilancio delle violenze odierne è di almeno un morto e di decine di feriti (oltre cento secondo alcuni testimoni), alloggiati temporaneamente nella centrale moschea al-Omari, trasformata in un “ospedale da campo”.

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