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Slovenia: sciopero pubblico impiego contro tagli

(Keystone-ATS) Circa 100’000 dipendenti pubblici e statali sono in sciopero oggi in Slovenia per protestare contro ulteriori tagli ai loro stipendi e contro la politica di austerità del governo conservatore guidato da Janez Jansa, che accanto a questo scontento sociale è travolto anche da una grave crisi politica con la probabile disgregazione della coalizione di governo.

I dipendenti pubblici si oppongono alla proposta di riduzione dei loro stipendi del 5% quest’anno, dopo un primo taglio di quasi il 3% l’anno scorso, parte del piano del governo di ridurre il deficit dei conti pubblici sotto il 3%, rispetto al 4,2% del 2012.

Oggi sono rimaste chiuse quasi tutte le scuole, le università, le istituzioni culturali, mentre gli ospedali si limitano ad effettuare solo cure urgenti. In giornata migliaia di persone sono attese a comizi in una decina di città della Slovenia. Agli statali si sono uniti anche 14’000 lavoratori del settore metalmeccanico e elettronico, chiedendo aumenti del 7%, dato che nei due settori la maggior parte degli operai percepisce lo stipendio minimo garantito di 784 euro.

Il governo ha rifiutato di negoziare sugli stipendi, sostenendo che i tagli sono inevitabili se si vuole risanare l’economia del Paese, duramente colpita dalla crisi economica, specie nel settore dell’export e quello finanziario. Intanto il primo ministro Jansa si rifiuta di dimettersi, come gli è stato chiesto da tre partiti della sua coalizione dopo rivelazioni su sue presunte irregolarità finanziarie. Il governo però non dovrebbe cadere immediatamente e Jansa potrebbe resistere ancora qualche mese con un esecutivo minoritario, per varare una serie di misure anticrisi già messe a punto. Per quanto quasi tutti i dirigenti politici auspicano che si possano evitare elezioni anticipate, gli osservatori indipendenti credono però che siano praticamente inevitabili, la seconda volta in poco più di un anno.

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