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Smog: in Sudest asiatico rischio morti triplicate in 2030

A piazza Gwanghwamun, nel centro di Seul. Keystone/EPA/YONHAP sda-ats

(Keystone-ATS) La costruzione di nuove centrali a carbone farà triplicare le emissioni di CO2 nel Sudest asiatico entro il 2030, e con esse il numero di morti riconducibili allo smog.

A lanciare l’allarme è uno studio dell’università di Harvard e di Greenpeace International, secondo cui nell’area la domanda di elettricità aumenterà dell’83% dal 2011 a 2035, il doppio rispetto alla media mondiale.

Rinunciare a edificare gli impianti a carbone progettati o in costruzione nel Sudest asiatico, Corea del Sud, Giappone e Taiwan consentirebbe di salvare 50’000 vite all’anno, sottolineano i ricercatori.

In quest’area le morti premature riconducibili all’inquinamento dell’aria dovuto all’uso carbone sono infatti 20’000 all’anno, ma con le nuove centrali nel 2030 saliranno a 70’000, di cui 55’000 nel Sudest asiatico con Indonesia e Vietnam come Paesi più colpiti.

Le emissioni, triplicate, supereranno quelle di Europa e Stati Uniti messe insieme.

L’espansione delle centrali a carbone nel Sudest asiatico è particolarmente preoccupante per norme permissive sulle emissioni degli impianti, spiegano gli esperti. “Nelle nuove centrali elettriche, tutti i Paesi della regione consentono livelli di inquinamento superiori di molte volte rispetto alla Cina e all’India”.

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