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Sommaruga scettica su domande asilo nelle ambasciate

(Keystone-ATS) Dopo le recenti catastrofi dell’immigrazione nel Mediterraneo, ci sono poche possibilità di reintrodurre le domande di asilo nelle ambasciate. È quanto ritiene la presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga, dopo aver discusso della questione con l’Ue.

È improbabile che uno strumento di questo tipo sia adottato in seno all’Ue, afferma la consigliera federale in un’intervista pubblicata oggi dalla “Ostschweiz am Sonntag” e dalla “Zentralschweiz am Sonntag”. “I benefici di tale misura sono limitati rispetto alla catastrofe urgente”, precisa la ministra di giustizia e polizia, sottolineando come le attuali sfide siano troppo grandi per poter essere risolte con le domande di asilo nelle ambasciate.

La Svizzera ha dovuto chiudere la sua rappresentanza in Libia per ragioni di sicurezza, ricorda ancora Sommaruga, rilevando come per il momento sia più importante che l’Ue abbia deciso di aumentare i mezzi di soccorso in mare. “Il salvataggio di vite umane è cruciale”. La Confederazione è stata l’ultimo Paese in Europa, nel 2013, ad abolire la possibilità di formulare domande di asilo nelle ambasciate.

A spingere per una reintroduzione di questa misura sono ong attive nell’assistenza ai migranti, come Caritas e l’Organizzazione svizzera d’aiuto ai rifugiati (Osar). Secondo il segretario generale di quest’ultima, Beat Meiner, intervistato dagli stessi giornali, un’opzione di questo tipo permetterebbe un esame preliminare delle domande di asilo nelle regioni di origine dei richiedenti ed eviterebbe loro un pericoloso viaggio verso l’Europa. Egli respinge invece l’idea di realizzare centri di richiedenti asilo nelle aree di crisi.

Attraverso il ricongiungimento famigliare, i visti e le quote umanitarie l’Europa potrebbe ospitare fra il milione e i due milioni di persone, ritiene Meiner. A suo avviso anche la Svizzera potrebbe fare di più, in particolare accelerando le pratiche per l’accoglienza dei 3500 rifugiati che Berna ha promesso di ricevere e non rinviando più le persone vulnerabili negli Stati di Dublino che vivono una situazione critica, come l’Italia e la Bulgaria.

Il segretario generale dell’Osar lancia inoltre un appello per la creazione di un comitato nazionale di crisi: “Confederazione, cantoni, associazioni umanitarie e Chiese devono decidere assieme ciò che la Svizzera può fare in questa situazione, rapidamente e senza burocrazia”.

Intervistato da “Le Matin Dimanche”, l’ambasciatore svizzero straordinario per la cooperazione internazionale in materia di migrazione, Eduard Gnesa, ritiene che alla luce della situazione attuale in Libia l’arrivo di migranti sulle coste italiane proseguirà. Secondo le sue stime, quest’anno in Svizzera saranno presentate “fra le 27’000 e le 31’000 domande di asilo”. Lo scorso anno erano state 23’765, in crescita dell’11% rispetto al 2013.

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