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Spagna: deragliamento treno, il macchinista in manette in tribunale

(Keystone-ATS) Non è sfuggito ai fotografi nonostante il furgone della polizia sia entrato al Palazzo di Giustizia di Santiago di Compostela passando per il garage, proprio per evitare le decine di cronisti che lo stavano aspettando da ore. Nelle foto che ritraggono Francisco José Garzon Amo, 52 anni, il macchinista accusato della strage del treno ad alta velocità, si vede un uomo ansioso e cupo, con le manette ai polsi e le dita delle mani incrociate per scaricare la tensione.

Sono quasi le 18.20 e Garzon sa benissimo che resterà in carcere a Santiago di Compostela, dove il treno che stava guidando è deragliato giovedì provocando la morte di 79 persone: l’ultima vittima, Myrta Fariza, una portoricana, è deceduta oggi nell’ospedale universitario del capoluogo della Galizia.

Garzon, accusato di omicidio colposo plurimo, è giunto al Palazzo di Giustizia di Santiago poco più di un’ora prima che scadesse il suo fermo di 72 ore, sicuro che il giudice istruttore Luis Alaez, che lo ha interrogato oggi, avrebbe confermato il suo arresto. Rischia fino all’ergastolo.

Montano intanto le polemiche sui soccorsi, secondo alcuni troppo tardivi e mal coordinati. Ma alle accuse il presidente della Giunta galiziana, Alberto Nuñez Feijoo, replica difendendo l’efficienza degli interventi, visto il contesto particolarmente difficile.

La curva “A Gradeira”, quella affrontata a circa 190 chilometri orari dal treno della morte, attraversa la minuscola frazione di Angrois, a 4 chilometri da Santiago. Si trova in un tratto scosceso e ha strade piccole e anguste; l’intera curva ai lati ha barriere di cristallo alte circa 5 metri per attutire i rumori del passaggio del treno. I soccorritori, primi tra tutti gli abitanti della frazione, hanno dovuto aggirarle per raggiungere i feriti.

Ma molte cose, come scrive oggi “El Pais”, non hanno funzionato come avrebbero dovuto. Si sono attese ben due ore prima di decretare lo stato di “allerta 2”, quello più elevato. Il camion per il coordinamento delle operazioni è arrivato con un’ora e tre quarti di ritardo e per oltre un’ora e mezzo il responsabile del coordinamento delle operazioni di soccorso ha avuto a sua disposizione soltanto un telefono cellulare. Inoltre, due elicotteri non sono potuti atterrare a causa della mancanza di visibilità in quanto non erano stati ancora predisposti i gruppi elettrogeni.

La replica del presidente galiziano è stata secca: “la prima ambulanza – ha fatto notare Feijoo – era sul posto dopo appena otto minuti ed in tre ore siamo riusciti a soccorrere e portare in ospedale 178 feriti, e in 72 ore sono state fatte ben 78 autopsie”.

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