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Spionaggio in Svizzera, la ricreazione è finita

Il capo del servizio delle attività informative (SIC), Jean-Philippe Gaudin. KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) “La ricreazione è finita”: questo il messaggio lanciato oggi dal capo del servizio delle attività informative (SIC), Jean-Philippe Gaudin, dopo i suoi primi cento giorni oggi alla guida dell’intelligence elvetica.

L’avvertimento è indirizzato a tutti quei servizi segreti che intendono attaccare infrastrutture o organizzazioni internazionali con sede in Svizzera.

Come c’era da aspettarselo, nella presentazione odierna davanti ai media, sia Gaudin che il consigliere federale Guy Parmelin hanno accennato, incalzati dai giornalisti, al caso di spionaggio cui è stata bersaglio la Svizzera da parte di agenti dell’intelligence militare russa (GRU), alcuni dei quali arrestati in Olanda grazie anche alla cooperazione elvetica. Bersaglio degli 007 russi, mediante cyberattacchi, figuravano l’Agenzia mondiale antidoping a Losanna e, altre organizzazioni, tra cui il Laboratorio di Spiez (BE).

Grazie alla nuova legge, che conferisce maggiori possibilità di intervento, e alla cooperazione con altri servizi, è stato possibile sventare gli attacchi, ha sostenuto Gaudin, secondo il quale i risultati non sarebbero stati gli stessi senza i nuovi strumenti di indagine messi a disposizione del SIC con la rivista legge entrata in vigore a inizio settembre 2017.

Ad ogni modo, nelle parole di Gaudin, la presenza di agenti dello spionaggio russo in Svizzera è sempre stata importante; anzi il numero di loro ufficiali nel nostro paese è cresciuto negli ultimi tempi, ha dichiarato il vodese di 55 anni con una lunga carriera militare alle spalle.

Tale presenza viene monitorata, anche in relazione ad un possibile tentativo da parte dei russi di influenzare le prossime elezioni federali dell’autunno 2019, eventualità che preoccupa anche altri Paesi, come gli Stati Uniti. Insomma, si tratta di un tema che non lascia indifferente il SIC che intende presentare contromisure al Governo all’inizio dell’anno prossimo. Ad ogni modo, Gaudin ha voluto precisare che non ci sono solo i Russi che spiano.

Oltre al pericolo dei cyberattacchi, per il responsabile del servizio di intelligence elvetico rimane tutt’ora elevato il pericolo del terrorismo, specie di matrice islamica. Il rischio maggiore, secondo Gaudin, è rappresentato dalla radicalizzazione e dal ritorno in Svizzera di combattenti, con famiglia al seguito. Si tratterà di “una sfida importante e complessa per la Svizzera”.

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