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Sri Lanka: elezioni; timori per brogli e stato emergenza

(Keystone-ATS) COLOMBO – L’ultimo colpo l’ha messo a segno l’ex generale Sarath Fonseka che si è guadagnato oggi in Sri Lanka, in piena pausa di riflessione prima del voto di martedì e quindi ben oltre la ‘Zona Cesarini’, l’appoggio di Chandrika Kumaratunga, ex capo di Stato e esponente di spicco dell’ Alleanza per la libertà del popolo unito (Upfa), guidata dal presidente Mahinda Rajapaksa.
Nonostante le perentorie regole di sospensione di ogni proselitismo 48 ore prima dell’apertura dei seggi emanate dal Commissario elettorale Dayananda Dissanayake i due principali gruppi politici, fra i 22 che si disputano il voto popolare per la massima carica dello Stato, hanno continuato a macinare lavoro e a produrre eventi suscettibili di portare voti.
Il cambio di campo da parte di Kumaratunga è di quelli che pesano. Una sortita che solo in parte è stata compensata dalla risposta dei collaboratori di Rajapaksa: arresto di un monaco buddista che “nascondeva armi destinate a Fonseka”, sequestro di un battello con materiale elettorale dell’ex generale e inaugurazione di un nuovo stadio e di un settore autostradale fra Puttalam e Mannar.
Ciò che più spaventa gli analisti e i responsabili dell’ordine pubblico, comunque, è una possibile ripresa della violenza nelle strade nel caso la differenza di voti fra un candidato e l’altro risultasse troppo modesta. Nelle ultime due settimane, lo scontro fra opposte fazioni ha già causato quattro morti e centinaia di feriti.
Fonseka, che è appoggiato da una variegata coalizione guidata dal Partito nazionale unito (Unp), sa di avere un Tallone d’Achille: il fatto che il suo avversario controlla la macchina elettorale governativa e che, soprattutto in periferia, non sarà facile stoppare le irregolarità ai suoi danni.
L’uomo che ha guidato l’esercito contro le Tigri Tamil, praticando la teoria che la miglior difesa sia l’attacco, ha accusato Rajapaksa di “meditare brogli e violenze” per restare alla guida del paese. I brogli, ha sottolineato, riguarderebbero anche la distribuzione di “un milione di carte d’identità false” in tutto il territorio nazionale.
Le violenze sarebbero invece provocate nel nord e nell’est del paese per scoraggiare una consistente affluenza alle urne di elettori della minoranza Tamil, il cui principale partito Tna, considerato possibile ago della bilancia, è membro della coalizione che appoggia Fonseka.
Queste accuse sono state però smentite dai responsabili della campagna elettorale di Rajapaksa che le hanno definite “ridicole ed assolutamente prive di qualsiasi fondamento reale”.
Da qualche giorno, infine, gli analisti hanno poi preso sul serio l’ipotesi, in caso di un risultato incerto, che il governo possa ricorrere addirittura all’introduzione di uno stato di emergenza. Dal palazzo presidenziale è giunta però ancora una secca smentita e Fonseka ha reagito definendo questo “un golpe nei miei confronti” che “fallirà perché i militari, la polizia e la gente seguono me e non il mio avversario”.

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