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Stati: Il Consiglio federale deve rinegoziare accordo frontalieri

(Keystone-ATS) Il Consiglio degli Stati ha adottato oggi la mozione elaborata dalla sua Commissione dell’economia e dei tributi che chiede al governo di rinegoziare l’Accordo sui frontalieri con l’Italia. I “senatori” non hanno invece dato seguito a un’iniziativa cantonale ticinese che voleva “rifondere al Ticino gran parte del ristorno dell’imposta alla fonte”.

Secondo la mozione approvata oggi, il Consiglio federale è incaricato, nell’ambito delle trattative per evitare le doppie imposizioni tra i due Paesi, di rimediare alla mancanza di reciprocità nel quadro dell’imposizione dei lavoratori frontalieri. Sottolineando come l’Italia sia il secondo partner commerciale della Svizzera, dopo la Germania, il “senatore” ticinese Dick Marti si è detto sorpreso dell’assenza di reciprocità in questo ambito.

Berna dovrà inoltre tenere conto della nuova definizione di frontaliere in applicazione all’Accordo sulla libera circolazione delle persone. La Confederazione dovrà infine “valutare i recenti cambiamenti della realtà socioeconomica delle regioni di frontiera direttamente interessate dall’accordo del 1974 e ridefinire la natura del versamento compensativo adattandolo alle circostanze attuali”.

L’iniziativa cantonale ticinese, oggi respinta, chiedeva invece di attenuare l’ammontare del ristorno dell’imposta alla fonte a carico del Ticino, dei Grigioni e del Vallese”, portandolo dal 38,8% attuale al 12,5%, ovvero al tasso previsto nell’accordo concluso con l’Austria. Nel caso in cui Berna si rifiuti il canton Ticino chiedeva di riversare nelle casse cantonali la differenza tra il 38,8% del ristorno concesso all’Italia e il 12,5% concesso all’Austria. Pur essendo d’accordo sul principio dell’iniziativa, i “senatori” hanno ritenuto “inaccettabili sotto questa forma” le rivendicazioni del Ticino. Non hanno quindi dato seguito all’iniziativa cantonale.

Il dossier passa al Nazionale.

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