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Stop a divieto burkini, rivolta sindaci in Francia

Continua la polemica in Francia sui burkini. Immagine simbolica d'archivio. KEYSTONE/AP sda-ats

(Keystone-ATS) Il divieto di indossare il burkini in spiaggia diventa illegale, il Consiglio di Stato sconfessa clamorosamente il primo ministro francese Manuel Valls, già contestato dall’interno del governo.

Ma molti fra i 30 sindaci che hanno vietato il costume da bagno integrale rifiutano di ritirare la contestata ordinanza, primo fra tutti Lionnel Luca, il sindaco di destra di Villeneuve-Loubet, direttamente sanzionato dai giudici.

In Francia c’è un clima di grande confusione sul tema burkini, che quest’estate ha fatto esplodere le tensioni etnico-religiose e politiche sullo sfondo della minaccia jihadista. Caos sul campo, dove la ribellione dei sindaci del litorale apre una breccia nel diritto, ma anche e soprattutto nella maggioranza.

Quasi tutti i commenti della gauche – a cominciare da quello di Razzy Hammadi, portavoce del Partito socialista – sono di grande “sollievo” per la decisione della massima istanza della giustizia amministrativa, giudicata “saggia e opportuna”. Peccato che il principale difensore della controversa misura fosse Valls, premier che si è apertamente scontrato con diversi ministri del governo, a cominciare dalla fedelissima Najat Vallaud-Belkacem, giovane ministra dell’Educazione.

Nel campo dei Republicains Nicolas Sarkozy, che ieri sera ha parlato proprio del burkini nel suo primo comizio della nuova campagna elettorale per l’Eliseo, ha affermato che “adesso serve una legge”. All’iniziativa legislativa dei Republicains si appella proprio il sindaco Luca, che immediatamente dopo la sentenza che condannava la sua ordinanza ha annunciato di non volerla ritirare.

I servizi legali del suo Comune hanno ovviamente spiegato che non potranno più multare, né stilare verbali se una donna passeggerà in spiaggia col famigerato burkini. Cosa che continueranno invece a fare buona parte dei 30 comuni ormai irregolari, perché per invalidare una per una le leggi serviranno altrettanti ricorsi davanti allo stesso Consiglio di Stato, la cui decisione non è automaticamente operativa ovunque, anche se farà certamente giurisprudenza.

Dalle parti del Fronte nazionale, ci si è ovviamente detti “costernati” per questa “assurda” decisione dei giudici, ricordando che la richiesta del partito di Marine Le Pen per una legge parlamentare che vieti burkini e velo ha già cominciato il suo iter. Oggi uno dei dirigenti più influenti del partito, ‘l’ideologo’ e numero 2 Florian Philippot, ha annunciato di voler allargare il divieto di burkini e velo anche ai “grandi crocifissi” e alle kippah, il copricapo religioso ebraico.

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