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Strage a Mariupol, 30 morti e 93 feriti

(Keystone-ATS) È strage a Mariupol, in Ucraina. Una raffica di missili Grad si è abbattuta oggi sulla periferia orientale dell’importante città sul Mar Nero uccidendo – secondo fonti del comune – almeno 30 civili. Ma il bilancio potrebbe salire: tra i 93 feriti alcuni sono infatti in gravi condizioni.

I separatisti del sud-est ucraino hanno proseguito intanto l’offensiva. L’autoproclamatosi presidente della repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, ha annunciato che oggi i suoi uomini hanno lanciato un’operazione militare per conquistare proprio Mariupol, cuore dell’industria metallurgica ucraina e città strategicamente importantissima, il cui controllo può in teoria portare alla creazione di un corridoio terrestre tra la Crimea e la Russia.

Secondo le autorità ucraine, i ribelli avrebbero sparato 120 missili Grad contro Mariupol da tre lanciarazzi, distruggendo un mercato, diversi edifici residenziali e un asilo. I separatisti negano però qualunque responsabilità e accusano a loro volta le forze armate ucraine di aver messo in atto una provocazione o di aver colpito “erroneamente” la zona abitata.

Gli scontri negli ultimi giorni sono ripresi più violenti che mai con eccidi tra i civili di cui filorussi e ucraini si accusano a vicenda. È ormai chiaro che la fragile e poco rispettata tregua siglata a Minsk a inizio settembre è ormai lettera morta.

Poroshenko, intanto, ha deciso di tornare in anticipo dall’Arabia Saudita, dove si trovava per partecipare ai funerali di re Abdullah, e lo ha fatto con parole di fuoco: “Le cosiddette repubbliche di Donetsk e Lugansk – ha dichiarato – devono essere considerate organizzazioni terroristiche”.

Kiev si è anche scagliata contro Mosca, accusandola di avere 9.000 soldati nel sud-est per “sostenere le azioni terroristiche” e di essere quindi “pienamente responsabile” per le recenti stragi di civili.

Secondo alcuni analisti, i ribelli avrebbero scatenato i nuovi attacchi per poter contrattare un nuovo cessate il fuoco da una posizione di vantaggio, controllando un territorio più vasto in vista della demarcazione dei “confini”.

Il Cremlino avrebbe interesse invece a destabilizzare un’Ucraina economicamente in ginocchio, sempre più dipendente dagli aiuti occidentali, e che – dopo l’inizio della guerra – punta addirittura all’ingresso nella Nato.

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