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Stragi talebane a Kabul e in due province

Ufficiali della sicurezza afghana fuori dal Parlamento dopo il duplice attentato Keystone/EPA/HEDAYATULLAH AMID sda-ats

(Keystone-ATS) Nuova giornata nera oggi a Kabul e nel resto dell’Afghanistan dove gli insorti hanno svelato le loro idee sul processo di pace e riconciliazione, colpendo con violenza prima nella provincia di Helmand, poi nella capitale e quindi a Kandahar City.

Nei tre assalti è stato compiuto un massacro di civili, uomini dei servizi segreti e membri delle forze di sicurezza.

Il bilancio delle tre operazioni terroristiche era ancora tabù in serata, si parlava di una cinquantina di morti anche se Mohibullah Zeer, funzionario del ministero della Sanità, ha detto che solo il duplice attentato (un kamikaze ed un camion bomba) nella capitale nella zona di Darul Aman vicino al Parlamento ha ucciso almeno 38 persone, ferendone altre 72.

Nella rivendicazione l’Emirato islamico dell’Afghanistan, nome inventato dai talebani quando erano al potere (1996-2001), si sostiene che le vittime “sono membri dei servizi segreti e della forze di sicurezza”. Ma il ministero dell’Interno ha parlato in un comunicato di “molti morti civili, fra cui quattro donne”.

L’allarme a Kabul è scattato quando intorno alle 16 locali un kamikaze, avanzando a piedi ha raggiunto i paraggi della sede del Dipartimento nazionale della sicurezza (Nds, servizi segreti) da cui si allontanava un minibus carico di persone.

L’attentatore suicida ha attivato la carica che portava indosso, investendo in pieno il veicolo. Pochi minuti dopo, quando sul posto sono giunti gli uomini della Forza di reazione rapida, è stato attivato l’esplosivo stivato su un camion parcheggiato là vicino, in uno scoppio che ha aggravato il bilancio dei morti e dei feriti.

La giornata era cominciata male anche nella provincia meridionale di Helmand, dove un primo kamikaze talebano si era fatto esplodere provocando la morte di otto persone in un edificio della Nds dove era in corso un incontro sulla sicurezza a cui partecipavano insieme alle autorità locali anche alcuni talebani decisi ad appoggiare il processo di pace.

E poi si è conclusa con un’altra operazione nel capoluogo di Kandahar dove due esplosioni, forse di mine collocate sotto auto ufficiali, hanno ucciso e ferito partecipanti ad una riunione con il governatore provinciale, Humayoon Azizi, ferito insieme all’ambasciatore e all’inviato degli Emirati Arabi Uniti, e al capo della polizia.

Dopo l’Offensiva di Primavera dei talebani segnata nel 2016 da attacchi in varie province, con molte vittime da ambo le parti e scontri armati vicino ad alcuni capoluoghi di provincia (Kunduz City, Lashkargah e Farah City), le forze governative hanno avviato una controffensiva nei mesi invernali, puntando sulla pausa dei ‘mujaheddin’ per la neve e il freddo.

Per questo anche la Missione della Nato ‘Resolute Support’, che addestra, assiste e consiglia esercito e polizia afghani, ha accentuato la presenza sul terreno, dispiegando uomini nella provincia di Farah, dove sono già giunti da Herat City, e nell’Helmand dove arriveranno nelle prossime settimane dagli Usa.

Accanto al rumore delle armi è cresciuto però anche lo sforzo diplomatico per elaborare una roadmap che porti i talebani a trattare. Iniziativa a cui sta ora partecipando anche la Russia. Una presenza elogiata dall’ex presidente afghano Hamid Karzai che ha intensificato l’attività pubblica lasciando presagire un suo possibile ritorno al potere.

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