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Strasburgo boccia la legge russa sulla propaganda gay

Attivisti per i diritti degli omosessuali a San Pietroburgo. Keystone/AP/DMITRI LOVETSKY sda-ats

(Keystone-ATS) La legislazione russa che vieta la promozione dell’omosessualità, anche nota come “legge sulla propaganda gay” viola il diritto alla libertà d’espressione ed è discriminatoria. L’ha stabilito la Corte europea dei diritti umani.

La sentenza di condanna della Russia che sarà definitiva tra 3 mesi se non ci saranno appelli. A presentare il ricorso a Strasburgo sono stati 3 attivisti gay condannati per aver protestato tra il 2009 e il 2012 contro varie leggi, l’ultima del 2013, che rendono un reato la promozione tra minorenni di relazioni sessuali non tradizionali.

La Corte di Strasburgo afferma che adottando le leggi anti propaganda gay la Russia “ha rinforzato la stigmatizzazione e i pregiudizi e incoraggiato l’omofobia” azioni incompatibili con i valori di eguaglianza, pluralismo e tolleranza di una società democratica”.

La Corte di Strasburgo ha basato la condanna di Mosca sulla valutazione della necessità di avere leggi che vietano la promozione dell’omosessualità e di relazioni sessuali non tradizionali tra i minori russi.

I giudici hanno innanzitutto “rigettato la tesi del governo secondo cui la necessità di proteggere la morale giustifica il fatto di regolare il dibattito pubblico sulle questioni Lgbt”. Secondo la Corte il governo “non ha dimostrato come la libertà d’espressione sui temi Lgbt svilisca o colpisca negativamente le famiglie tradizionali o possa comprometterne la futura esistenza”.

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