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Strategia energetica 2050: secco no da Comitato ambientale

Il presidente del Consiglio della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio (FP) Philippe Roch in occasione della conferenza stampa odierna a Berna. KEYSTONE sda-ats

(Keystone-ATS) Il Comitato ambientale contro la legge sull’energia (LEne) ha avviato oggi ufficialmente la propria compagna in vista della votazione del prossimo 21 maggio.

Centinaia di impianti eolici in siti naturali e paesaggi pregiati in grado di produrre solo a singhiozzo energia con insufficienti ricadute sull’economia nazionale e con un impatto negativo sulla salute della popolazione residente nelle vicinanze: questo lo scenario promesso dalla Strategia energetica 2050 (SE 2050) secondo il LEne.

Nel comitato siedono varie personalità già attive nella protezione del paesaggio e della natura e ricercatori in biologia. Tra loro spiccano i nomi del consigliere nazionale (PLR/SO) e presidente del Consiglio della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio (FP) Kurt Fluri e l’ex direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) Philippe Roch.

In una conferenza stampa a Berna, il comitato ha criticato soprattutto il ricorso indiscriminato all’energia eolica. Stando alle sue stime, per raggiungere l’obiettivo di 4,3 terawattora (TWh) di produzione da vento fissato nella SE 2050, saranno necessari un migliaio di turbine che, viste la loro abbondanza, avranno un impatto su tutte le regioni del Paese.

Antoinette de Weck, già direttrice della sezione friburghese di Pro Natura, ha aspramente criticato gli articoli da 12 a 14 della riveduta LEne, legge che concretizza la prima fase della SE 2050: il nuovo diritto federale pone sullo stesso livello la protezione della natura e del paesaggio e la produzione di energie pulite. A quest’ultima è infatti conferito un “interesse nazionale” e la legge precisa che tale interesse “è considerato equivalente ad altri interessi nazionali”. La LEne indica ad esempio che un oggetto tutelato da un inventario non “dev’essere conservato intatto”.

E il Consiglio federale – deplora de Weck – può persino, secondo il testo di legge, “riconoscere eccezionalmente un interesse nazionale a un impianto per l’impiego di energie rinnovabili o a una centrale di pompaggio che non raggiunge la grandezza e l’importanza” di principio richieste dal diritto. Le possibilità di ricorso delle organizzazioni di protezione della natura e del paesaggio sono ridotte, ha affermato l’ex direttrice regionale di Pro Natura.

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