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Sudan: referendum, alta affluenza ma ancora scontri

(Keystone-ATS) KHARTOUM – Continua a rimanere alta l’affluenza ai seggi del sud per il referendum sull’autodeterminazione del Sud Sudan – nel solo primo giorno di ieri dati ufficiali indicano il 20 per cento su 3.750.000 aventi diritto – e le lunghe code si sono riformate anche oggi. Dalla zona petrolifera di Abyei, al centro del paese, non ammessa al voto, arrivano altre notizie di combattimenti.
Cifre discordanti su morti e feriti vengono diffuse dalle fonti interessate: da una parte i capi tribali dei Messiria (filo-Khartoum) come Ismail Jama Hamdan parlano ai giornali di 136 morti tra gli avversari dell’Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (Spla), senza precisare a che periodo risalgano gli scontri che hanno provocato queste vittime.
Capi del gruppo etnico rivale dei Messiria, i Dinka Ngok (pro-sud), alleati dell’Spla, sostengono che i Messiria sarebbero spinti dal governo di Khartoum ad attaccarli, con l’aiuto di milizie filogovernative. In scontri tra il 7 gennaio ed oggi fonti locali fanno riferimento a 33 soldati e miliziani morti.
Analisti stranieri confermano una situazione molto confusa nell’enclave di Abyei: le due tribù predominanti non si sono messe d’accordo sui sistemi per selezionare gli aventi diritto a votare per il referendum generale per il Sud Sudan ed i loro contrasti hanno fatto anche rinviare a tempo indeterminato il più piccolo referendum che riguardava solo quell’area (aderire al Nord o al Sud) dopo che un arbitrato internazionale aveva stabilito confini della provincia non condivisi. Da sempre abitata dai Dinka Ngok, l’area è stata anche da sempre territorio di pascolo per i nomadi Messiria.
L’impossibilità di concordare specifiche zone di influenza continua a creare contrasti che hanno provocato in questi giorni combattimenti, anche per la necessità dei nomadi di portare i loro armenti al fiume Kiir, inserito dall’arbitrato nel territorio nemico. “Se intervengono l’esercito governativo e l’Spla – osservano esperti dell’area – sarà difficile che non divampi di nuovo una guerra che può estendersi all’intero paese”. Ma il coinvolgimento delle forze di Khartoum e di quelle di Juba, avvertono osservatori locali, è già in corso, senza tuttavia determinare ancora conseguenze epocali.
Sia a Juba che a Khartoum le notizie di Abyei per ora sembrano non turbare l’entusiasmo dei sudisti nell’esercitare il diritto di voto per ottenere la separazione del Sud dal Nord, o la determinazione – apparentemente più difficile da affermare, data la scarsezza delle affluenze al Nord – di mantenere l’unità del paese. “Sono venuto alle 5 di stamane – racconta Lometa Hassan, davanti ad un seggio di Juba – perchè ieri ho tentato di votare, ma l’aula era strapiena. Io sono nata nel 1955, quando è cominciata la prima guerra civile. Nella mia vita ho visto solo dieci anni di pace” (dal 1972 al 1983, quando la guerra Nord-Sud fu interrotta da un patto poi andato a rotoli).

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