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Superbomba in Afghanistan, uccisi 82 militanti Isis

La superbomba sganciata dagli Usa ieri sull'Afghanistan per colpire l'Isis. KEYSTONE/EPA DOD/DEPARTMENT OF DEFENSE / HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) Un grande fungo nero, la terra che trema, un’esplosione di una potenza inaudita che distrugge tutto sul suo passaggio.

Questo si vede nel breve filmato distribuito oggi dalle forze armate Usa sulla Madre di tutte le bombe (Moab), la devastante bomba GBU-43/B sganciata ieri sulla roccaforte del sedicente Stato islamico (Isis) nella provincia di Nangarhar, in Afghanistan, provocando 82 vittime secondo le autorità locali.

Mai usato prima in un conflitto, l’ordigno, di tipo non nucleare, è stato sganciato in una vallata fra due montagne del distretto di Momand Dara, dove i militanti dell’Isis dispongono da tempo di una base all’interno di un groviglio di caverne e tunnel, frutto di una secolare attività di estrazione mineraria.

La Moab, appositamente studiata per distruggere rifugi sotterranei, ha provocato un boato che, secondo i residenti della zona, “non si era mai sentito in oltre 15 anni di conflitto”, avvertito per chilometri anche all’interno del confinante territorio pachistano.

Il governo di Kabul ha confermato in mattinata di “essere stato messo al corrente” dell’operazione, considerata il frutto positivo della “stretta cooperazione fra militari afghani e statunitensi nella lotta al terrorismo”.

Il portavoce del ministero della difesa, Daulat Waziri, ha fornito un bilancio di 36 militanti uccisi, avvertendo però che poteva crescere, e garantendo che non si erano avute vittime civili. Poi il portavoce del governo di Nangarhar, Ataullah Khogyani, ha elevato il numero dei militanti morti a 82.

Queste cifre sono però state contestate dall’agenzia di stampa Amaq, gestita dall’Isis, per la quale “nell’attacco non vi è stata alcuna perdita” tra i jihadisti.

C’è da segnalare inoltre che il clima politico afghano, di solito molto omogeneo sulle questioni della lotta al terrorismo, si è pericolosamente arroventato, con dure critiche dell’ex presidente Hamid Karzai e dell’ambasciatore afghano ad Islamabad, Omar Zakhilwal.

L’ex capo dello Stato, in particolare, che sarebbe pronto a ricandidarsi nelle prossime presidenziali, ha condannato senza mezzi termini il lancio della bomba sostenendo che “non si tratta qui di guerra al terrore ma di un pericoloso ed inumano uso del nostro Paese come terreno per testare nuove e pericolose armi”.

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