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Svizzera-Italia: raggiunto accordo su vertenza fiscale

(Keystone-ATS) Dopo l’Italia ieri, oggi anche la Svizzera ha confermato il raggiungimento di un accordo – parafato il 19 dicembre scorso – sul dossier fiscale tra Berna e Roma, dopo due anni e mezzo di intensi negoziati. Come anticipato dal Segretario di Stato per le questioni finanziarie internazionali, Jacques de Watteville, al “Giornale del popolo” di oggi, l’intesa prevede la firma di un protocollo di modifica alla Convenzione per evitare le doppie imposizioni (CDI) che consentirà lo scambio di informazioni fiscali su richiesta e di una “road map” per futuri negoziati su argomenti quali la tassazione dei frontalieri, le “liste nere” italiane e l’accesso ai mercati finanziari.

I documenti dovrebbero essere firmati entro il 2 marzo. Attualmente sono in corso audizioni presso Cantoni e associazioni economiche.

In merito alla “road map”, l’ambasciatore de Watteville ha indicato che si tratta di un accordo politico sul futuro andamento delle discussioni; queste ultime sono più o meno avanzate a seconda dell’argomento. Cinque gruppi di lavoro sono all’opera.

Tra i dossier maturi figura l’accordo sui frontalieri che, così spera Watteville, dovrebbe essere finalizzato entro l’inizio delle vacanze estive. Si tratta insomma di definire l’intesa a livello giuridico, ma i principi base sono ormai fissati.

L’intesa politica prevede l’introduzione di un nuovo metodo di tassazione (“limitazione di imposta”) per i frontalieri italiani al posto dell’attuale sistema dei ristorni: la quota spettante alla Svizzera sarà del 70% al massimo del totale dell’imposta normalmente prelevabile alla fonte, ha spiegato de Watteville, capo della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI). Il rimanente verrà tassato da Roma sulla base della propria legislazione fiscale.

Il Ticino dovrebbe incassare più soldi, anche se Watteville non si è sbilanciato sull’ammontare, tenuto conto che il numero di lavoratori può variare grandemente a seconda della situazione economica generale e di altri fattori imponderabili.

Pietra angolare dell’intesa, con ricadute non indifferenti sia per l’Italia che per la piazza finanziaria elvetica – e ticinese in particolare – è lo scambio di informazioni su richiesta tra i due Paesi in materia fiscale sulla base dello standard OCSE, primo passo verso lo scambio automatico di informazioni (AIA).

Tale intesa è necessaria per permettere ai cittadini italiani con capitali non dichiarati in Svizzera di godere del programma di autodenuncia (VDP) in vigore dal 2 gennaio.

L’intesa si è resa necessaria per evitare che la piazza finanziaria svizzera venisse discriminata sulla base di una “lista nera” di Paesi poco cooperativi, ha indicato de Watteville.

Essa è vantaggiosa per entrambi i partner negoziali, ha sottolineato il diplomatico. Da un parte, infatti, l’accordo consentirà ai cittadini italiani con conti in nero un percorso ordinato e legale di emersione, mentre dall’altra banchieri ed altri intermediari finanziari non verranno considerati “di principio” responsabili dei reati fiscali commessi dai loro clienti.

Per il diplomatico, la soluzione trovata con Roma consentirà inoltre un passaggio senza traumi all’AIA. Grazie alla soluzione presentata oggi, gli intermediari finanziari ticinesi potranno continuare a gestire gli averi dei loro clienti ormai dichiarati senza temere un’emorragia di patrimoni – con conseguenze drammatiche – verso altre piazze assai meno cooperative, mentre L’Italia, invece, potrà recuperare importante substrato fiscale.

Le autorità fiscali italiane potranno incominciare ad inviare richieste, anche raggruppate, di assistenza amministrativa a partire dall’entrata in vigore dell’accordo, tra circa un anno e mezzo, ha precisato de Watteville. L’accordo, una volta entrato in vigore, ha effetto dal momento della firma che dovrebbe venir apposta verso la fine del mese prossimo.

Tra gli aspetti che stanno a cuore alla Confederazione figura l’accesso ai mercati finanziari esteri. A tale riguardo, la “road map” prevede che Italia e Svizzera cerchino soluzioni per migliorare la cooperazione transfrontaliera in questo ambito. Accordi di questo genere sono già stati raggiunti con la Germania, l’Austria e la Gran Bretagna, ha detto de Watteville.

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