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Svizzera vuole svolgere ruolo attivo al Vertice umanitario mondiale

La Svizzera, guidata dal consigliere federale Didier Burkhalter, vuole svolgere un ruolo attivo a fine maggio a Istanbul in occasione del primo Vertice umanitario mondiale, in particolare dal punto di vista del diritto (foto d'archivio). KEYSTONE/CYRIL ZINGARO sda-ats

(Keystone-ATS) Oltre 125 milioni di persone dipendono ogni giorno dall’aiuto umanitario nel mondo.

Partendo da questa constatazione la Svizzera, guidata dal consigliere federale Didier Burkhalter, vuole svolgere un ruolo attivo a fine maggio a Istanbul in occasione del primo Vertice umanitario mondiale, in particolare dal punto di vista del diritto.

“I bisogni sono giganteschi”, ha detto oggi in una conferenza stampa a Ginevra il delegato del Consiglio federale per l’Aiuto umanitario, Manuel Bessler. Nel 2015, i donatori hanno coperto meno del 50% dei circa 20 miliardi di dollari richiesti dall’ONU.

Con 60 milioni di persone, il numero di profughi e rifugiati ha raggiunto un record dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Come dimostra il conflitto siriano, l’accesso agli aiuti umanitari diventa sempre più difficile e le crisi si allungano sempre più.

Operatori umanitari nel mirino

Una delle sfide è quella di portare un aiuto d’urgenza, flessibile ma a corto termine. Una riflessione deve essere condotta con i responsabili dell’aiuto allo sviluppo che non hanno tuttavia la stessa dinamica e lavorano maggiormente con i governi sul lungo periodo.

Gli operatori umanitari sono a loro volta vittime di violenze. Venticinque anni fa, l’emblema della Croce Rossa era sinonimo di protezione. Oggi, è diventato un bersaglio, ha deplorato Bessler, che in passato ha lavorato per il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR). Con l’arrivo dei rifugiati nelle stazioni europee, l’impatto del fenomeno è diventato globale.

La Svizzera ritiene necessario questo primo Vertice umanitario mondiale e avrebbe persino auspicato che potesse svolgersi a Ginevra. Ma il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha preferito la Turchia, un Paese che costituisce un crocevia dell’emigrazione mondiale. “La scelta è buona” e riflette la volontà di avviare una discussione al di là di New York e Ginevra, ha sottolineato Bessler.

A Istanbul, Berna vuole in particolare mettere l’accento sul rafforzamento del diritto internazionale umanitario. La Confederazione co-presiederà una tavola rotonda sul tema.

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