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Svizzeri sempre più a riccio ed euroscettici

(Keystone-ATS) La Svizzera non è pronta ad aderire all’Unione europea (UE). Questa opzione seduce ancora soltanto il 19% dei cittadini, ossia il 12% in meno rispetto all’anno scorso. È quanto emerge dallo studio sulla sicurezza 2011. Tre persone su quattro vogliono preservare l’autonomia politica ed economica.

Con un tasso del 77%, l’accettazione di una politica straniera autonoma non è mai stato tanto elevato dalla prima inchiesta effettuata nel 1983 dall’Accademia militare e dal centro di studi sulla sicurezza del Politecnico federale di Zurigo (ETH). Stando all’ultima inchiesta, pubblicata stamani, la stessa tendenza vale per la neutralità, difesa dal 94% dei 1209 cittadini svizzeri interrogati in gennaio.

In generale, lo scetticismo nei confronti dell’UE è aumentato. Soltanto il 37% delle persone interrogate sostengono l’idea di un approccio politico con l’Europa dei 27. Questo dato rappresenta il 13% in meno rispetto al 2010.

Negli ultimi 20 anni, gli Svizzeri non hanno mai dato prova di tanto pessimismo in merito alla situazione internazionale e di tanto ottimismo nei confronti del loro Paese, constatano i ricercatori del ETH. La parte delle persone fiduciose sul futuro della Svizzera è aumentata del 15%, per raggiungere l’84%.

Persiste invece lo scetticismo nei confronti delle istituzioni politiche. La polizia riscontra il maggior grado di fiducia, con un risultato di 7,1 punti su una scala da 1 a 10. Seguono i tribunali e l’economia, con in media 6,6 punti. Tuttavia, il risultato dei primi è in calo, mentre quello della seconda sta guadagnando terreno.

Al terzo posto figura l’esercito (6,3), seguito dal Consiglio federale che si classifica al quarto posto (6,2). Il parlamento ottiene una madia di 5,9, mentre i partiti politici e i media chiudono la classifica con 4,9 punti ciascuno.

Globalmente, l’opinione ambivalente degli Svizzeri nei confronti dell’esercito non è cambiata in un anno. A colpire, secondo lo studio, è tuttavia la crescita del grado di accettazione da parte dei giovani tra i 20 e i 29 anni. In questa fascia d’età, il 69% ritiene che l’esercito sia un’istituzione necessaria, ciò che rappresenta una crescita del 15% rispetto all’anno prima.

Le persone interrogate si dividono tuttavia sul modello di difesa: il 47% è favorevole a un esercito di milizia e il 43% chiede un esercito di professionisti. I fautori della soppressione dell’obbligo di servire sono il 37%.

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