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TF: dolori psicosomatici e AI, niente riesame vecchi casi

(Keystone-ATS) Chi soffre di dolori psicosomatici e ha già ricevuto definitivamente una risposta negativa alla richiesta di rendita di invalidità non può presentarne una nuova facendo valere semplicemente la nuova giurisprudenza del Tribunale federale in vigore dallo scorso giugno.

Lo precisa lo stesso TF, pubblicando una sentenza in cui respinge l’istanza di una donna la cui richiesta era già stata bocciata nel 2011.

“Un nuovo esame a causa di una nuova domanda entra in considerazione soltanto se le circostanze di fatto della persona interessata sono mutate nel frattempo”, precisano i supremi giudici di Losanna in un comunicato riassuntivo diramato oggi.

Nel giugno scorso il Tribunale federale ha modificato la sua prassi per l’esame del diritto a una rendita d’invalidità a causa di disturbi somatoformi e analoghi dolori psicosomatici, facendo saltare il lucchetto che aveva bloccato per oltre un decennio le richieste di persone colpite da patologie di questo genere, in cui non sono accertabili cause fisiche, come la fibromialgia.

Con questa sentenza – rammenta il TF – è stata tolta la presunzione vigente fino ad allora, secondo cui tali dolori sono di regola sormontabili con un ragionevole sforzo di volontà. In base alla nuova giurisprudenza, i casi devono essere giudicati singolarmente: la capacità al lavoro della persona interessata “deve essere valutata in una procedura probatoria strutturata il cui esito è aperto in funzione delle esigenze del caso specifico”.

Spiegando il suo no al ricorso dell’assicurata, il cui diritto a una rendita AI era stato negato con decisione definitiva nel 2011, i giudici di Losanna affermano che “un cambiamento di prassi non porta di regola alla modifica di una decisione passata in giudicato riguardante una rendita di lunga durata come è il caso della rendita AI”.

Un’eccezione a questo principio può realizzarsi – aggiungono – quando la precedente decisione non è in alcun modo difendibile secondo la nuova prassi.

Con la sentenza del Tribunale federale resa in giugno – puntualizzano i giudici – non sono state modificate le condizioni per il diritto alla rendita, bensì solo la maniera per dimostrarle. Le probabilità di aver diritto a una rendita AI non sono in generale aumentate, ritengono.

Il Tribunale federale sottolinea poi che anche in futuro si dovrà considerare la chiara volontà del legislatore, secondo cui occorre partire dal principio della “validità” della persona a cui incombe l’onere della prova. Le rendite negate in base alla precedente prassi “non appaiono di conseguenza secondo l’ottica odierna senza dubbio illecite, non pertinenti o assolutamente insostenibili”.

La nuova prassi – conclude il TF – “non giustifica quindi per sé stante” un motivo valido per presentare una nuova domanda AI, una revisione o una riconsiderazione di una precedente decisione passata in giudicato. Un motivo valido per una nuova domanda potrebbe realizzarsi “solo quando le circostanze di fatto della persona interessata sono nel frattempo mutate”.

La sentenza di giugno era stata accolta con soddisfazione e speranza dalle organizzazioni di pazienti e handicappati. L’associazione per portatori di handicap Procap aveva chiesto espressamente che i casi giudicati prima di questa sentenza fossero riesaminati.

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