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Thailandia: sale numero morti; appello Ban Ki-moon

(Keystone-ATS) BANGKOK – Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha lanciato oggi un appello urgente a “fermare ed evitare ogni ulteriore violenza” in Thailandia. Lo ha detto il portavoce del segretario generale, Martin Nesirky. Il portavoce ha spiegato che Ban, costantemente aggiornato sulla situazione e sta seguendo “con preoccupazione le notizie degli ultimi scontri”.
Il cruento blitz dell’esercito thailandese nell’accampamento urbano dei manifestanti anti-governativi delle “camicie rosse” ha nel frattempo creato una sacca di orrore con un gran numero di donne e bambini asserragliati in una pagoda dove giacciono una decina di cadaveri ed una mezza dozzina di feriti.
Fra gli ultimi messaggi lanciati su Twitter da giornalisti sul posto prima del suo oscuramento nella Bangkok in stato d’assedio, ve ne sono stati alcuni su centinaia di “camicie rosse”, tra cui molte donne, che sarebbero rimaste intrappolate all’interno del tempio buddista di Wat Pathum.
Il luogo di culto si trova all’interno dell’accampamento dei manifestanti sgomberato oggi e nella sua pagoda si erano rifugiate donne con i loro bambini già da giovedì. Dai messaggi, frammentari, non è possibile comprendere se le camicie rosse siano bloccate all’interno dell’esercito che teme la presenza di uomini armati o se siano gli occupanti a non voler uscire.
Una fonte attendibile, il medico di un ospedale di Bangkok, parlando in tv ha segnalato che nell’edificio ci sono nove morti e sette feriti. Il dottore, Piyalarp Wasuwat, ha previsto che i corpi delle vittime verranno trasportati fuori dal tempio solo domani.
Non è chiaro però quante persone siano rimaste nella pagoda: l’altro ieri il portavoce della polizia, Prawut Thavornsir, aveva precisato che almeno 400 tra anziani e bambini avevano trovato rifugio nel tempio buddista situato all’interno della “zona rossa” presidiata dai manifestanti. Stime giornalistiche circolate oggi parlano di circa 200 donne e bambini riparate nella costruzione che era stata dichiarata “zona sicura”.
Nel luogo di culto la Croce Rossa è autorizzata a entrare e a portarvi viveri. Almeno fino all’altro ieri, all’ingresso, spiccava un cartello rassicurante: “Luogo sicuro, niente bombe”.
Intanto, tra i feriti di oggi figurano anche tre giornalisti stranieri, uno olandese, uno statunitense e uno canadese, le cui condizioni non sarebbero gravi. Il bilancio dei cronisti colpiti salirebbe così a quattro, compreso il fotografo italiano Fabio Polenghi, milanese di 45 anni, rimasto ucciso stamane nel corso degli scontri tra militari e dimostranti.

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