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Tibet: un altro monaco si dà fuoco, è il 24mo in undici mesi

(Keystone-ATS) Non si arrestano le immolazioni con il fuoco di giovani monaci e monache tibetani come forma di protesta estrema contro l’occupazione cinese del Tibet, che dura dal 1959. Secondo il sito della dissidenza ‘Free Tibet’, un giovane monaco, Lobsang Gyatso, 19 anni, si è dato fuoco oggi nella prefettura di Aba, conosciuta come Ngaba in tibetano, nella provincia di Sichuan, a forte presenza tibetana.

“Personale della sicurezza nazionale cinese ha estinto le fiamme e lo ha trascinato via con la forza: non conosciamo le sue condizioni nè dove sia stato portato”, informa il sito. Il monaco è il 24mo tibetano che si immola col fuoco dal marzo del 2011 come forma estrema di protesta contro l’occupazione cinese del Tibet.

Questa mattina è morta in ospedale per le ustioni riportate una monaca diciottenne che si era data fuoco ieri urlando slogan contro l’occupazione cinese. La maggior parte delle immolazioni sono avvenute nelle zone della Cina a forte presenza tibetana, come la prefettura di Ngaba, dove 14 persone, in maggioranza giovani monaci e monache, si sono suicidati con il fuoco. La regione è teatro di proteste anti-cinesi dal 2008 e da allora è isolata dal resto della Cina ed è irraggiungibile per giornalisti, diplomatici e attivisti dei gruppi umanitari internazionali.

Secondo le Organizzazioni non governative per i diritti umani, questi gesti evidenziano la disperazione suscitata dalla repressione religiosa e culturale che le autorità di Pechino hanno messo in atto contro la popolazione tibetana. Il governo cinese ha condannato tale forma di protesta, affermando che i casi di “auto immolazione” dei tibetani sono manovrati dall’estero e precisamente dalla “cricca” che vuole riportare al potere il Dalai Lama, tuttora in esilio.

La comunità internazionale ha più volte accusato il governo di Pechino per la repressione dei tibetani, ma senza grande fermezza.

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