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TPF: aperto processo a copilota etiope che dirottò aereo su Ginevra

(Keystone-ATS) Il copilota etiope che nel febbraio 2014 dirottò su Ginevra un Boeing della compagnia di bandiera del suo paese è comparso questa mattina per la prima volta di fronte al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona.

All’interrogatorio dell’imputato è seguita l’audizione dello psichiatra che ha diagnosticato un grave disturbo di schizofrenia.

Attualmente detenuto nel carcere La Tuilière di Lonay (VD), l’etiope ha risposto alle domande dei tre giudici della Corte penale e a quelle di tre passeggeri che si trovavano a bordo dell’aereo, costituitisi parte civile.

Uno di loro ha descritto il panico che regnava a bordo dell’aereo dopo che il copilota aveva preso i comandi: l’etiope aveva attivato manualmente le maschere d’ossigeno per far restare i passeggeri al loro posto e aveva iniziato la discesa. Una hostess aveva inoltre detto ai viaggiatori che tutto era perduto e che l’aereo si sarebbe schiantato. Molti passeggeri erano caduti dai sedili.

“So che quello che ho fatto è un crimine”, ha dichiarato il copilota, assistito da un interprete. L’etiope ha anche confermato il suo desiderio di ottenere asilo politico in Svizzera.

“Vissuto delirante”

Interrogato sulle ragioni che lo hanno portato a dirottare l’aereo su Ginevra, invece di atterrare a Roma e chiedere asilo politico in Italia, l’imputato ha dichiarato che “le persone che mi perseguitano in Etiopia mi perseguitano anche in Italia”.

Lo psichiatra che ha effettuato la perizia ha confermato che i fatti di cui è accusato il copilota corrispondono al suo “vissuto delirante”. “Le sue motivazioni testimoniano una visione della realtà totalmente distorta”, ha spiegato l’esperto. Inoltre, “i disturbi psichici lo hanno portato a far atterrare l’aereo in un paese non servito dalla compagnia aerea Ethiopian Airlines”, ha affermato l’esperto. Anche il fatto che per scendere dall’aereo si sia calato con la fune d’emergenza da un finestrino è parte di tale vissuto delirante, ha precisato lo psichiatra.

Prognosi difficile

Interrogato sulla prognosi dei disturbi mentali dell’etiope, l’esperto si è mostrato cauto. “Vi sono situazioni in cui si possono fare previsioni a vita, ma nel suo caso ciò non è possibile”, ha affermato. Tuttavia, lo stato mentale del copilota richiede “diversi anni” di cure in una struttura chiusa.

Il processo prosegue oggi con l’audizione di altri medici. L’imputato è accusato di sequestro di persona e rapimento nonché di perturbamento della circolazione pubblica. La sentenza è attesa per il 9 maggio.

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