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TPF: caso MUS, prescrizione per Jacques de Groot

Il belga Jacques de Groote, ex direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca Mondiale, non subirà alcuna condanna nella vicenda della privatizzazione dell'ex società mineraria MUS. KEYSTONE/TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI sda-ats

(Keystone-ATS) Il belga Jacques de Groote, ex direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca Mondiale, non subirà alcuna condanna nella vicenda della privatizzazione dell’ex società mineraria MUS in Repubblica ceca.

Il Tribunale penale federale (TPF) ha infatti accolto la richiesta di prescrizione presentata dal difensore.

Il 12 marzo 2019 il TPF aveva condannato l’imputato a 230 aliquote giornaliere da 170 franchi con la condizionale riconoscendolo colpevole di truffa. Aveva inoltre stabilito che avrebbe dovuto versare alla Confederazione un risarcimento pari a 20’000 franchi e un contributo di 20’000 alle spese processuali, che ammontano a un totale di 519’000 franchi.

Nel ricorso, la difesa ha chiesto di stabilire la prescrizione assoluta del procedimento penale, un’indennità di 235’000 franchi per pagare l’avvocato, che le spese processuali siano a carico dello Stato e di concedere a Jacques de Groote un risarcimento simbolico di un franco.

In una sentenza pubblicata sabato, la Corte d’appello della TPF ha accolto quasi integralmente il ricorso e le richieste dell’imputato. Solo gli onorari dell’avvocato sono solo stati ridotti a 166’193 franchi e 35 centesimi.

Poiché i fatti contestati a Jacques de Groot risalgono al 1998-1999, i giudici di Bellinzona hanno applicato il vecchio diritto concernente la prescrizione, che era più favorevole agli imputati. Nonostante le decisioni giudiziarie abbiano più volte prorogato i termini, la prescrizione assoluta di 15 anni è applicabile dall’8 maggio 2019.

Il caso è legato al gruppo ceco Mostecka Uhelna Spolecnost (MUS). Negli anni ’90, durante la privatizzazione dell’economia ceca, alcuni investitori si erano impossessati grazie ai fondi illeciti – e alla complicità di alcuni dirigenti – della maggioranza delle azioni dell’azienda mineraria.

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