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TPF: processo iracheni, ultime arringhe

(Keystone-ATS) Con le arringhe difensive si sono conclusi nel pomeriggio i dibattimenti al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona nel processo per terrorismo a quattro iracheni. La sentenza è attesa il 18 marzo.

I giudici hanno fatto sapere che si riservano di applicare un’ordinanza del Consiglio federale che vieta Al Qaida e lo Stato Islamico, benché la stessa non sia più in vigore (è stata sostituita da una nuova legge nel dicembre 2014). Tale ordinanza prevede sanzioni fino a tre anni di carcere. Sorpresi da questo annuncio dell’ultimo minuto, i legali della difesa hanno apertamente messo in dubbio la legittimità di una simile procedura. In attesa della sentenza, gli accusati rimarranno in carcere.

Nelle due ultime arringhe difensive di oggi gli avvocati difensori hanno chiesto l’assoluzione anche per i due imputati “minori”.

Così come avevano fatto ieri gli avvocati dei due imputati principali, i legali dei due hanno domandato che i loro assistiti siano scagionati dall’accusa di partecipazione a un’organizzazione terroristica islamica da cui era poi nato il sedicente Stato islamico (Isis).

L’avvocato di uno dei due ha contraddetto la tesi secondo cui il suo cliente sarebbe arrivato in Svizzera nel 2013 con l’intento di istituire una cellula dello Stato islamico. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) – ha affermato – si sbaglia su tutta la linea se partendo da una chat su Facebook assegna all’accusato una volontà criminale. I legami col presunto uomo ai vertici dell’Isis Abu Hajer – a suo parere – sono dovuti soltanto a problemi finanziari.

Al termine dell’arringa ha chiesto che il suo assistito venga condannato unicamente per soggiorno illegale in Svizzera, a una pena pecuniaria con la condizionale di 40 aliquote giornaliere a 10 franchi.

Anche l’avvocato del quarto imputato, che si trova in libertà, ha chiesto che il suo cliente sia discolpato da ogni accusa. Il MPC gli contesta di aver portato in Siria ricetrasmettitori per lo Stato islamico, ma secondo la difesa non vi è alcuna prova del viaggio.

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