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Trasmissione dati dipendenti Credit Suisse a Usa è illecita

(Keystone-ATS) La trasmissione agli Stati Uniti di dati di dipendenti da parte di Credit Suisse è illecita, secondo il tribunale di prima istanza del cantone di Ginevra.

La sentenza resa pubblica oggi dagli avvocati vieta alla banca di comunicare alle autorità americane informazioni che permettano di identificare un collaboratore. Si tratta della prima decisione presa da un tribunale svizzero in materia.

Un ex dipendente di Credit Suisse si era rivolto alla giustizia accusando il suo datore di lavoro di aver trasmesso alle autorità penali americane 1623 dei suoi dati tra l’aprile e l’ottobre 2012.

Nella sua sentenza del 28 maggio, il tribunale “constata l’illiceità della comunicazione alle autorità americane da parte di Credit Suisse – al di fuori di un procedimento di assistenza internazionale – di documenti contenenti dati” dell’ex dipendente, “vale a dire delle informazioni che l’identificano o che permettono di identificarlo”.

Il tribunale ha ammesso che la banca aveva un forte interesse a continuare a collaborare con le autorità americane, le quali hanno ribadito la volontà a perseguire penalmente tutti coloro che hanno assistito evasioni fiscali di cittadini statunitensi. Ma ha considerato che l’interesse dell’ex dipendente di non vedere divulgato il suo nome fosse preponderante.

“Questa prima sentenza rappresenta un’importate vittoria di tappa”, ha affermato Douglas Hornung, noto per il fatto che difende i dipendenti di banca. Dovrebbe influenzare gli altri procedimenti pendenti in Svizzera, stimati a circa 400 dal suo studio legale.

Se Credit Suisse non dovesse rispettare il divieto di trasmettere dati di dipendenti, la sanzione che gli verrebbe applicata è quella dell’articolo 292 del codice penale svizzero, secondo la sentenza. Questo prevede al massimo una multa di 1 milione di franchi.

Credit Suisse ha preso atto della sentenza e prevede di fare appello, ha indicato all’ats il numero due bancario elvetico. “Il tribunale ha giudicato un solo caso e non specifica che la cooperazione in virtù dell’autorizzazione del Consiglio federale era, in linea generale, illegale”, ha sottolineato la banca, che non fa commenti su un caso individuale.

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