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Trenta milioni di di bambini in povertà relativa nei paesi Ocse

(Keystone-ATS) Sono 30 milioni i minori che vivono in condizioni di povertà relativa nei paesi Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).

I bambini che vivono in condizioni di povertà estrema sono 570 milioni e 750 milioni quelli vittime di deprivazioni di vario tipo. Si tratta dai dati più eclatanti di un Rapporto sulla povertà minorile nel mondo, lanciato da Save the Children in concomitanza con l’apertura del Forum economico mondiale (WEF) di Davos (GR).

Risalta particolarmente, nel rapporto, che attualmente il 27% dei bambini nell’Ue è a rischio povertà ed esclusione sociale, un dato che dal 2008 al 2012 è cresciuto di 1 milione nei paesi dell’Unione, più Svizzera, Norvegia e Islanda. Si tratta nella maggior parte dei casi di bambini che provengono da nuclei monoparentali, hanno genitori stranieri o si trovano in famiglie in cui i genitori hanno forti difficoltà occupazionali.

Nel mondo, dice il dossier, più di 950 milioni di minori rischiano di cadere in povertà. La povertà minorile è un fenomeno che non è limitato ai soli paesi a basso reddito: circa il 73% delle persone povere nel mondo vivono infatti in paesi a medio reddito e anche tra i paesi più ricchi le deprivazioni, in particolare sui minori, sono estremamente presenti.

Nel rapporto di Save the Children emerge fortemente come la povertà minorile vada di pari passo con l’esclusione sociale ed economica e sia spesso rafforzata dalle disuguaglianze politiche ed istituzionali che si vivono in alcuni paesi. Nei casi di gruppi minoritari o svantaggiati, come alcune caste e tribù, o di bambini con disabilità e dei migranti, le condizioni di povertà sono ulteriormente aggravate dallo stigma e dalla discriminazione, che finiscono per rafforzare la loro esclusione dalla società.

Colpisce, anche, che negli Usa la discriminazione e l’esclusione sociale passa dall’istruzione: lì la maggior parte dei minori svantaggiati proviene da determinati gruppi etnici, razze o aree geografiche e ha difficoltà a integrarsi all’interno dello stesso percorso scolastico degli altri bambini. La povertà minorile coinvolge fortemente la comunità afroamericana e quella ispanica e per molti di loro la scuola si trasforma in un luogo di isolamento razziale in cui si trovano i più poveri: quasi il 40% di loro frequentano infatti istituti in cui più del 90% degli alunni non sono bianchi.

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