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Troika torna ad Atene, grecia chiede impegno Fmi

(Keystone-ATS) La troika torna di nuovo ad Atene mentre il governo comincia ad allentare le maglie della stretta per le imprese sul trasferimento di capitale all’estero. Ma anche per i greci che vogliono fare turismo e che possono ora portare con se 2.000 euro all’estero.

Ora si apre un nuovo capitolo. I tecnici Ue, Bce e quelli del fondo salva-stati Esm sono arrivati nella capitale per avviare colloqui sulla nuova intesa di salvataggio concordata fra il premier greco Alexis Tsipras con i creditori del Paese e redigere il terzo Memorandum con le riforme da fare nei prossimi tre anni. Ma per ora il capo missione del Fmi per la Grecia – la neo nominata Delia Velculescu – non si è unito agli altri rappresentanti delle istituzioni per l’avvio dei negoziati.

Ai rappresentati del Fondo, però, Atene ha inviato una richiesta formale perché si siedano al tavolo ma anche una lettera nella quale chiedono un ulteriore prestito, spiegando le cose fatte e i tempi necessari (“diversi trimestri”) per tornare ad una crescita robusta.

Le trattative, comunque, non sono cominciate e potrebbero ripartire lunedì. Di fatto c’è un nodo “logistico”. I rappresentanti dei creditori – detestati da gran parte dei greci – non hanno trovato una sede da loro giudicata “sicura” in cui tenere i colloqui. Ma appena possibile, subito dopo la firma del nuovo memorandum tra Atene e creditori “attesa per l’11 agosto” – ha ricordato oggi l’esponente Bce Christian Noyer – dovrà avvenire la ricapitalizzazione delle banche greche. C’è poi la nota dead line del 20 agosto, quando dovranno essere restituiti 3,2 miliardi alla Bce.

Frattanto, mentre le banche elleniche hanno riaperto i battenti lunedì, la Borsa di Atene (inattiva da lunedì 29 giugno) è rimasta chiusa e per il suo riavvio occorrerà attendere la prossima settimana ed il previo nulla osta del ministero delle Finanze e della Bce. Ma la Borsa ateniese dovrà riaprire senza restrizioni ai movimenti di capitale altrimenti, come sostiene Bloomberg, potrebbe finire declassata dalle società che elaborano indici azionari e ritrovarsi accanto a listini come quello dello Zimbabwe.

Qualche spiraglio si è invece aperto oggi per gli imprenditori in quanto il governo ha cominciato ad allentare le restrizioni sui trasferimenti di capitale all’estero da parte delle imprese, sbloccando così le importazioni ferme da quando il mese scorso era stato introdotto il controllo sui capitali.

Al termine di un incontro con rappresentanti delle organizzazioni degli industriali, infatti, il governatore della Banca Centrale Yannis Stournaras ha reso noto che “il limite giornaliero (sui trasferimenti di denaro) è stato elevato da 50mila a 100mila euro”.

Anche i greci che vanno all’estero potranno portare con loro 2.000 euro chash. “La situazione economica con i controlli sui capitali sta procedendo in maniera soddisfacente ed entro i prossimi 10 giorni avremo risolto tutti i problemi che sono sorti”, ha aggiunto il governatore della BoG. Constantinos Michalos, responsabile della Camera di Commercio e Industria di Atene, ha detto da parte sua che il fermo di tre settimane delle banche è costato all’industria ellenica tre miliardi di euro.

L’annuncio ha contribuito a tranquillizzare in parte gli iscritti all’Associazione delle imprese alimentari elleniche (Seet). Questi, infatti, preoccupati dalla lentezza delle procedure burocratiche con cui sono state finora smaltite le domande per ottenere l’autorizzazione a pagare le importazioni di generi alimentari, paventavano per agosto una tale scarsità di cibi da colpire gravemente l’attività degli alberghi ed il turismo in generale. Penuria che, con l’odierno allentamento delle restrizioni ai movimenti di capitali, sembrerebbe quindi evitata.

Ma secondo la Fondazione per la ricerca economica e industriale (Iobe), la situazione greca resta davvero preoccupante: secondo l’ultimo rapporto trimestrale l’economia greca affonderà quest’anno nella recessione a un tasso del 2,5% mentre la disoccupazione torna ad aumentare dopo essere diminuita per un anno e i prezzi al consumo ricominciano a salire dopo tre anni di deflazione.

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