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Trump: giudice, no espulsioni rifugiati paesi islamici

Proteste all'aeroporto internazionale Logan di Boston contro i provvedimenti di Donald Trump. Keystone/EPA/JOHN CETRINO sda-ats

(Keystone-ATS) Un giudice federale di New York ha emesso un’ordinanza di emergenza che blocca i rimpatri forzati. Decisione che potrebbe interessare dalle 100 alle 200 persone ancora trattenute negli aeroporti, ma che non ne stabilisce l’ammissione.

L’ordinanza di emergenza emessa da Ann Donnelly impedisce temporaneamente agli Stati Uniti di espellere i rifugiati che provengono dai sette paesi a maggioranza islamica soggetti all’ordine esecutivo emanato venerdì pomeriggio dal presidente Donald Trump, che ha congelato gli arrivi da quei paesi per tre mesi.

I legali che hanno citato in giudizio il governo per bloccare l’ordine della Casa Bianca hanno detto che la decisione della corte di New York potrebbe interessare dalle 100 alle 200 persone che sono state trattenute al loro arrivo negli aeroporti statunitensi.

La sentenza della giudice Donnelly annulla solo una parte del provvedimento esecutivo di Trump, ma non stabilisce che le persone interessate debbano essere ammesse negli Stati Uniti. La giudice federale non ha nemmeno emesso un verdetto sulla costituzionalità dell’ordine del presidente, che ha anche congelato per quattro mesi il programma dei rifugiati.

Intanto caos e proteste contro il provvedimento di Trump si sono verificati davanti a numerosi aeroporti, primo fra tutti il JFK di New York. Diverse centinaia di persone hanno manifestato per ore contro il provvedimento e per la liberazione dei passeggeri detenuti in base al nuovo bando. Tra loro anche l’attrice americana Cinthia Nixon, nota per il suo ruolo nella serie Sex and the City, e due deputati democratici di New York, Jerry Nadler e Nydia Velasquez. Il regista Michael Moore, sempre in prima fila nelle proteste anti-Trump, ha invitato via twitter ad andare al terminal 4 dello scalo, epicentro della contestazione.

D’altro canto, la lotta comune all’Isis, la crisi ucraina e la ripresa delle relazioni, anche economiche, ”da pari a pari” sono stati invece i temi principali di una telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin. In un colloquio di un’ora definito ”positivo” da entrambe le parti, i due presidenti ”si sono detti favorevoli a stabilire un reale coordinamento tra le azioni russe e americane per sconfiggere l’Isis e altre organizzazione terroristiche in Siria”, secondo la versione russa.

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