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Trump vuole meno truppe in Germania, tensione nella Nato

La base aerea americana di Ramstein, nella Renania-Palatinato. Keystone/DPA/SEBASTIAN KRAMER sda-ats

(Keystone-ATS) La decisione del presidente statunitense Donald Trump di ritirare parte delle truppe americane stanziate in Germania e i suoi attacchi contro Berlino hanno acuito le tensioni tra Washington e i suoi alleati europei all’interno della Nato.

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha riconosciuto che l’annuncio del ritiro, ormai ufficiale, è “una questione importante” per l’Alleanza atlantica, anche se alla base vi è un accordo bilaterale tra la Germania e gli Stati Uniti. L’argomento sarà discusso domani in videoconferenza dai ministri della difesa dei paesi membri.

Trump ha deciso di ridurre a 25’000 il numero dei soldati americani di stanza in Germania. Attualmente in Germania vi sono circa 34’500 militi: nel suo intervento alla Casa Bianca il presidente ha parlato di 52’000 uomini, una cifra che dovrebbe contemplare circa 17’000 civili americani al servizio delle Forze armate Usa.

Trump non ha mancato anche di avanzare virulente osservazioni all’indirizzo della repubblica federale, accusando il paese più popoloso d’Europa di “dovere miliardi di dollari alla Nato”. “La Germania è stata definita un delinquente cinque volte”, ha detto all’agenzia Afp un non meglio precisato diplomatico europeo, che si è detto indignato da queste accuse.

Da parte sua Stoltenberg ha insistito sulla differenza tra la presenza permanente delle forze militari statunitensi nell’ambito di accordi bilaterali e l’impegno militare a stelle e strisce nel quadro della Nato. “La presenza delle truppe statunitensi è aumentata negli ultimi anni”, ha sottolineato il segretario generale, parlando in particolare del dispiegamento negli stati baltici e nella base spagnola di Rota.

Il funzionario norvegese ha anche evidenziato l’impegno dei militari statunitensi nelle manovre in Europa. A suo parere il disimpegno bilaterale potrebbe quindi essere compensato da una maggiore attività all’interno della Nato. “La presenza militare statunitense e canadese in Europa può assumere molte forme: non è limitata alla sola Germania”, ha osservato Stoltenberg. “Gli americani e i canadesi sono presenti in diversi paesi europei”, ha aggiunto.

Il segretario generale della Nato non ha voluto commentare le accuse lanciate da Trump, ma ha difeso la sua richiesta di una migliore ripartizione degli oneri per la difesa. “C’è ancora molta strada da fare prima di raggiungere il 2% del prodotto interno lordo” che ogni paese si è impegnato a spendere per le spese militari entro il 2024, ha detto.

Da parte sua il ministro degli affari esteri tedesco Heiko Maas ha detto che il governo di Berlino non ha ricevuto dettagli su quando e come avrà luogo la riduzione della presenza annunciata ieri da Trump. “Né il Dipartimento di Stato né il Pentagono sono stati in grado di fornire informazioni al riguardo”, ha affermato, aggiungendo che qualsiasi cambiamento nell’architettura di sicurezza europea “deve essere a tutti i costi discusso”.

“Crediamo che la presenza statunitense in Germania sia importante non solo per la sicurezza della Repubblica federale, ma anche per la sicurezza degli Stati Uniti e per la sicurezza dell’Europa”, ha detto Maas durante una visita in Polonia.

Le truppe americane sono stazionate in Germania dalla fine della seconda guerra mondiale. Dapprima come truppe d’occupazione per evitare un risorgere della potenza militare tedesca, in seguito in funzione anti-sovietica. Sono diventate anche un importante fattore economico.

Alla Russia – oggi di Vladimir Putin – ha pensato probabilmente anche il ministro degli esteri polacco Jacek Czaputowicz, che dopo aver incontrato Maas ha dichiarato: “Dal nostro punto di vista, le forze statunitensi in Germania sono utili anche per la nostra sicurezza; vorremmo che questa presenza in Germania fosse mantenuta”.

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