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Tsipras: “soldi alle banche, mai al popolo”

(Keystone-ATS) Alexis Tsipras infiamma l’Aula di Strasburgo. All’indomani dal drammatico Eurosummit che gli ha concesso 5 giorni per evitare la bancarotta, il premier greco difende la sua linea, raccogliendo applausi, abbracci e strette di mano.

Incassa il gelo di Jean-Claude Juncker e i durissimi attacchi di Manfred Weber, il popolare tedesco considerato molto vicino a Angela Merkel. Tuttavia, alla fine vince la sfida della plenaria. Una seduta attesissima, tanto che l’enorme traffico fa saltare quasi subito la connessione in streaming.

“Sono felice di essere qui in Parlamento, tempio della democrazia”, esordisce in completo scuro e tradizionale camicia senza cravatta. Ad accoglierlo un’Aula divisa a metà: fortissimi applausi dalle ali opposte dell’emiciclo, muto invece il centro. Tanti i cartelli a favore e contro: dai banchi della sinistra antagonista le scritte “no” e “Oxi”.

Tsipras assicura subito che non vuole rompere con l’Europa, che l’austerità ha fallito e che cerca un accordo che porti la Grecia “fuori dalla crisi”. Con toni pacati, chiarisce tra altri applausi che i soldi dati ad Atene “non sono mai arrivati al popolo, ma hanno salvato le banche europee e greche”. Quindi ricorda che il suo obiettivo principale è la lotta alla disoccupazione, prima di annunciare la lettera di richiesta all’Esm per altri aiuti.

Gelido Jean-Claude Juncker: “Senza l’interruzione dei negoziati – rimprovera a Tsipras – avremmo raggiunto un’intesa. Avevamo proposto un programma da 35 miliardi, è bene che si sappia”. Donald Tusk non è da meno: “Moralità è pagare i debiti”, ammonisce. Ma poi concede che l’arrivo della lettera è “un buon presagio”. La seduta si chiude tra l’ovazione generale. Nemmeno un fischio e il fotogramma simbolo della giornata: l’abbraccio tra il giovane leader e il vecchio partigiano Manolis Glezos, 93 anni. Secondo i fan di Syriza, un ideale passaggio di testimone tra chi, nel 1941, appena 19enne, si arrampicò sull’Acropoli per strappare la bandiera nazista e chi oggi si batte contro un’Europa secondo molti troppo succube della cancelliera Merkel.

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