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Turchia: arrestato ex-capo dei militari, cade un tabù

(Keystone-ATS) Per la prima volta nella storia della Turchia, un ex-capo di Stato maggiore delle Forze armate è stato arrestato: si tratta del più recente sussulto nel quasi decennale braccio di ferro fra la casta militare, bastione della Costituzione laica del Paese, e il governo islamico moderato del premier Recep Tayyip Erdogan, sotto il quale sono già finiti in galera decine di altri generali presunti golpisti.

A finire nel carcere di Silivri, vicino a Istanbul, è stato il generale Ilker Basbug, tra il 2008 e il 2010 a capo del secondo esercito più potente della Nato dopo quello americano. È accusato di aver orchestrato una propaganda anti-governativa su 42 siti internet ma rischia l’ergastolo per “creazione e guida di un’organizzazione terroristica”, come ha riferito lui stesso lasciando il tribunale e proclamandosi innocente vittima di una montatura “tragicomica”: disponendo di 700 mila uomini, ha ricordato, “ci sarebbero stati altri mezzi per agire”. Insomma un quinto colpo di Stato dopo i quattro compiuti dai militari tra il 1960 e il ’97 per preservare la stabilità e laicità del bastione orientale della Nato.

L’arresto senza precedenti, che nell’aria dopo che il generale è comparso come testimone-sospettato ieri, è stato formalizzato attorno alla mezzanotte e la stampa turca vicina al governo sottolinea la definitiva fine dell'”invulnerabilità” di un elemento fondante dello Stato in attrito col governo sulla questione della laicità del Paese. Già l’interrogatorio dell’uomo cui bastava un “cenno del dito” per indicare dove dovesse fermarsi la Giustizia segnalerebbe un “cambio di sistema”. L’opposizione socialdemocratica parla invece di arresto “politico” teso a sviare l’attenzione da una strage di civili curdi compiuta per errore la settimana scorsa dall’aviazione nel sud-est del paese.

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