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Turchia caccia 4 ong straniere, arresti prima del voto

A tre giorni dal voto sul referendum sul presidenzialismo in Turchia, sale la tensione. KEYSTONE/AP Pool Presidential Press Service/KAYHAN OZER sda-ats

(Keystone-ATS) Vigilia del voto ad alta tensione in Turchia, tra allarme terrorismo e scontri politici. A 3 giorni dal cruciale referendum sul presidenzialismo voluto da Recep Tayyip Erdogan, Ankara annuncia di aver effettuato 540 arresti di militanti del Pkk curdo e dell’Isis.

Comunica anche di aver sventato una minaccia di attacchi ai seggi, preparata dal sedicente Stato islamico. Nelle stesse ore, è stata diffusa la notizia dell’interruzione delle attività in Turchia di almeno 4 ong straniere impegnate a sostegno dei rifugiati siriani, tra cui l’italiana Cosv (Coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario).

Una decisione, quest’ultima, che il vice ministro italiano degli Esteri Mario Giro definisce “incomprensibile”, promettendo di rivolgersi direttamente ad Ankara: “Chiederemo spiegazioni”, ha annunciato.

“La nostra autorizzazione annuale per operare in Turchia è scaduta il 15 gennaio. Finora non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione dalle autorità turche rispetto alla richiesta di rinnovo, né alcuna motivazione, e quindi abbiamo sospeso tutte le nostre attività nel Paese”, ha spiegato all’ANSA Paolo Comoglio, direttore generale del Cosv.

Intanto, la Turchia si prepara all’appuntamento referendario di domenica tra forti timori per la sicurezza. Una serie di maxi-blitz antiterrorismo ha portato all’arresto di 543 sospetti militanti del Pkk curdo e dell’Isis.

Nella provincia meridionale di Mersin, sono finiti in manette 9 jihadisti, sospettati di preparare attacchi ai seggi. Secondo l’intelligence di Ankara, l’ordine era giunto direttamente dai vertici del sedicente Stato islamico. Ma il clima resta teso in tutto il Paese. Per garantire la sicurezza delle operazioni di voto, nella giornata di domenica saranno schierati oltre 450 mila membri delle forze di sicurezza.

Ultime ore anche per la campagna elettorale. Erdogan, onnipresente in tv e giornali, è tornato a chiedere un ‘sì’ “per combattere più efficacemente contro le organizzazioni terroristiche e i poteri che le sostengono”.

Un ennesimo riferimento ai Paesi Ue, più volte accusati di supportare il Pkk, e oggi nuovamente minacciati dal ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, di strappare l’accordo sui rifugiati se non verrà concessa la liberalizzazione dei visti per i turchi: “Faremo la nostra ultima offerta all’Ue dopo il 16 aprile”.

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